Ciao! Per parafrasare quello che disse Bobo Giachetti in una straordinaria assemblea del PD di qualche anno fa, ho la faccia come Roberto Speranza a continuare a chiamare questa newsletter Friday’s email, considerando che ho saltato qualche numero. Immagino abbiate dormito benissimo la notte lo stesso, ma vi chiedo comunque scusa naturalmente.
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La cosa affascinante di questa newsletter è che è nata come prosecuzione di quel che ho fatto per 3 anni in Will, mandando mail ogni settimana al team, parlando di leadership. L’idea era aggiungere a quel concetto anche la parte politica e oggi arriviamo alle elezioni europee dove abbiamo di fatto due temi, ahinoi, al centro:
leader che usano le elezioni come referendum su partiti e temi nazionali
dibattito sull’opportunità o meno del nome dei leader nel logo. (Ricordo a me stesso e a questa assise che Forza Italia ha il nome del proprio fondatore, scomparso mesi fa, ancora presente a caratteri cubitali al centro..)
Nel mentre, fortunatamente, l’Economist invece intervista Emmanuel Macron sul futuro dell’Europa, il suo coraggio, la visione, la sua potenziale capacità di realizzare o meno il cambiamento che intende portare in Europa. Certo che ci si mischiano, la politica interna, la grandeur, la storia etc ma è senza dubbio tra i pochi leader in Europa capace di disegnare con coraggio un futuro sul quale potremmo (dovremmo) dibattere, come europei.
Nei giorni scorsi, per non cedere alla tentazione di una campagna elettorale dove i leader puntano a:
“fidate” scrivendo solo Giorgia, non si sa perchè
“meno europa” per candidarsi al… Parlamento Europeo, per tutelare pero le case e le auto degli italiani, qualunque cosa questo significhi
“no grilli” per tutelare la polenta, in un bivio a somma zero che ovviamente non esiste se non nei reel dei candidati leghisti
Noi abbiamo deciso di rilanciare con delle proposte molto chiare su i) lavoro e ii) integrazione europea. Non può essere solo uno slogan l’integrazione europea ma una ossessione dei leader per accompagnare un percorso storico. Trovate tutto su Instagram e a brevissimo anche sul nostro sito appena rifatto.
La rilettura dei vecchi libri di storia e politica dell’Unione Europea (orgogliosamente team Mammarella) una cosa mi è balzata all’occhio evidente: l’Europa come il sottoscritto da ragazzino, fa le cose solo se si sente sotto minaccia. E’ un segno evidente di mancanza di maturità e consapevolezza di se.
Un altro modo per dire, la mancanza di una classe politica capace di accompagnare il cambiamento e renderlo comprensibile. (Se non spieghi il peso dell’allevamento e che i grilli non te li infilano in gola, giochi sulla paura della perdita del senso di sè e fermi il progresso fino a che questo non ti sommerge inesorabilmente).
La CED fallì (anche) perchè in quegli anni moriva Stalin. La minaccia sembrava affievolirsi. I toni forti di Dulles (segretario di Stato americano) non smuovevano le politiche nazionali (Francia e Italia in particolare).
Oggi la minaccia c’è (anche se dal PD ai Cinquestelle provano a dirci che dovremmo cedere alla Russia la % di territori che vuole) ma la sentiamo lontana in ogni caso.
L’Europa deve smettere di essere il risultato della propria capacità di rispondere alle crisi e diventare invece il risultato della consapevolezza politica dei propri popoli.
Questo è compito della politica. Quella alta. Quella bella. L’unica che noi ci candidiamo a fare. Ci serve il tuo aiuto quindi. L’8 e 9 giugno, niente matrimoni in Puglia, niente bagni lontano da casa… o quantomeno, in tempo per votare entro le 23.
Prossimi appuntamenti.
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Avanti tutta!
A
La cosa più divertente, ma imbarazzante e inquietante allo stesso tempo, è vedere partiti che giocano sul "meno Europa" in una campagna per le europee.
Dovevamo "uscirne migliori".