Ciao! Questa mail arriva direttamente da Reggio Calabria dove interverrò a un interessante convegno dei giovani di Confcommercio. Ho 173 slide e molto probabile non mi reinviteranno dopo che ho finito lo speech :-)
Mi sono scervellato un pochino perchè volevo provare a tenere insieme tutti i temi che ho in mente sotto un unico cappello, ma questa settimana è piuttosto complesso devo dire la verità.
Appartenenze tribali
In questi giorni mi è parso incredibilmente evidente un fatto. Ci stiamo dividendo sempre più in gruppi che non si parlano e ovviamente, a perderci da questa situazione sono più i millenials degli altri.
Club 1. La televisione - sono stato in televisione un paio di volte negli ultimi 10 giorni. È una cosa molto divertente perché ha stili di comunicazione richiesti completamente diversi rispetto ad altri canali. A parità di tempo, comunque si riescono a dire meno cose e quelli bravi - quindi non il sottoscritto - dicono frasi ad effetto straordinarie capaci di far deragliare il discorso ma che i) a casa risuonano perchè le hanno già sentite 300mila volte [remember le magliette di Nos!?] e ii) piacciono ai giornalisti perché sono come le frasi ricorrenti dei menestrelli medievali. Ancoraggi.
La cosa interessante però è che andare in televisione non porta followers. La reazione corretta e naturale a questa cosa è
Certo! Chi se ne frega!! Il punto però è che se una pagina con tanti followers tagga qualcun’altro, arrivano decine e decine di followers (se quella pagina è reale, se c’è comunanza di idee tra le community etc etc). Con la televisione non più. Uno potrebbe dirmi: non prenderai followers tu! Anche qui, Certo! Legittimo! Ma io vedo abbastanza evidente questo trend.
Sapete chi guarda la tv? I più adulti (diciamo cosi). Le persone che seguono la Rai hanno un'età media di 64 anni, contro i 58 dei pubblici Mediaset, i 55 anni di chi segue Sky e i 53 anni di chi segue i canali di Warner Bros. Sapete chi va tanto in televisione? I politici! Sapete chi li intervista? I giornalisti! Sapete chi scrive con potere di influenza sull’elettorato che legge i giornali? Esatto…
Club 2. Gli eventi. Negli ultimi 15 giorni abbiamo organizzato due eventi molto diversi fra loro. L’Aquila e uno con un cliente di FPS (dove in realtà abbiamo fatto poco e niente essendo un evento trainato da Corriere). La differenza di popolazione nella stanza era incredibile. Senza particolari timori di smentita direi che l’età media delle due stanze era una la metà dell’altra. Ma non è questo il dato sconvolgente.
Il dato sconvolgente è la assoluta mancanza di diversità all’interno delle due stanze. Salvo rarissime eccezioni, a l’Aquila i giovani all’evento a Milano i seniors. Zero vasi comunicanti.
La stessa cosa si è ripetuta a un evento politico che si è tenuto di giovedi sera a Milano, zona Piola (zona di universitari) cui sono andato ad ascoltare per interesse professionale (e per coerenza visto che qui ho detto che non bisogna menarsela e bisogna tornare ad andare ad ascolare). Evento interessante. Speaker giovanili. Temi interessanti. Location carina con birra, cibo, luce soffusa. Eppure, stanza divisa in due. Sotto il palchetto di chi parlava, i senior. Dietro, lontani, distratti, dei giovani (molto probabilmente andati a mangiare in quel posto che si sono trovati un evento politico, loro malgrado).
Dei giovani presenti sotto il palco, conoscevo quasi tutte le facce perché erano “di apparato” del partito che aveva organizzato. Mi sono chiesto perchè i giovani non partecipassero a una serata del genere. Non mancava nulla francamente in termini di elementi base:
orario - dalle 21.15 quindi tutti tornati a casa da università o lavori
location - il pezzo di Milano degli studenti del politecnico e dintorni
temi - l’Europa!
Eppure… nada! Ho pensato che non ci fosse nulla di male, alla fine i giovani partecipano in altro modo. Online. Però poi mi sono anche detto che la partecipazione dal vivo ha un altro sapore, altra rilevanza. Mi sono ricordato che i dati dicono che sono proprio i giovani a dire di voler più interazioni dal vivo… e quindi? Forse è un tema di presenza online degli speaker. Ma non soltanto. Rimane un enorme punto di domanda
Club 3. Business people. Ho partecipato a una cena molto interessante. Ristretta. Pochissime persone intorno a un tavolo tondo. In termini strettamente numerici più giovani startupper che senior amministratori delegati. Anche qui i giovani (not meeee) al tavolo guidavano aziende di successo e in grande ascesa eppure il sentimento intorno al tavolo era che dovessero mettersi in ascolto e imparare. Che erano bravi, ma GIOVANI bravi. Che erano belle aziende. Ma GIOVANI aziende.
O torniamo a parlarci, o i millenials capiscono il loro ruolo, o saremo condannati all’irrilevanza prima generazionale e poi come paese. Vi lascio poche schermate qui sotto che vi diranno due cose: 1) cari Millenials non siamo piu ragazzini coi pastelli a cera per colorare. Agiamo di conseguenza. Percepiamoci di conseguenza. 2) Ci sono ovviamente meno Millenials e GenZ in Italia che altrove. Agiamo di conseguenza. Percepiamoci di conseguenza.