Ciao! Anche questi ultimi sette giorni, se guardiamo i giornali, sono stati di pura follia. La cosa più spaventosa, io credo, è che in questa girandola di avvenimenti, polemiche, riforme, interventi etc tutto è stato trattato allo stesso livello. Tutto questo è una gran bella rogna per la politica e per il modo in cui vogliamo parteciparvi.
Craig Mokhiber, fino a qualche giorno fa direttore dell’ufficio di New York del UN high commissioner for human rights, si è dimesso con una lunga lettera al suo capo. Nella lettera, “l’ultima come responsabile dell’ufficio di NYC”, Mokhiber racconta del suo passato di avvocato esperto di diritti umani che ha vissuto a Gaza. Sottolinea il doppio standard della comunicazione verso Israele e Hamas, si dice deluso di far parte di una organizzazione che anche stavolta non riesce a fare nulla, bloccata dai veti e dalla politica, per fermare un genocidio che sta succedendo (parole sempre di Mohiber). Arriva a dire che l’attuale genocidio dei Palestinesi trova radici in una mentalità colonialista etno-nazionalista. Quello che però Mokhiber non dice è che le sue dimissioni erano annunciate a Marzo e quindi qualcuno lo ha accusato di aver usato una carta intestata ONU per esprimere posizioni personali contro Israele.
Che le Nazioni Unite siano silenti è vero e scandaloso. Non certo sorprendente.
Fare politica dal loro interno per posizioni personali però non aiuterà a migliorare il funzionamento o la percezione dell’istituzione.
Questa settimana però è cominciato un progressivo cambio di posizioni con gli USA che sono sempre più chiaramente anzitutto anti Hamas e un po’ meno pro Israele senza se e senza ma, anche visto il proseguire di una risposta durissima di Israele all’attacco terroristico del 7 ottobre. Il monito di Joe Biden a non commettere gli stessi errori USA dovrebbe risuonare fortissimo nelle stanze di Bibi, che invece si mostra sordo anche alle richieste dell’esercito di riattivare carburante agli ospedali di Gaza.
Il Segretario di Stato Blinken è tornato a Tel Aviv a incontrare Netanyahu, aumentando la pressione per delle pause umanitarie, proprio mentre venivano bombardate le aree intorno ad alcuni ospedali, trasformatesi in campi per gli sfollati. Sono anche stati pubblicati alcuni video di militari israeliani che maltrattano ed umiliano miliziani di Hamas, nudi e trascinati a terra mentre ammanettati.
Israele preme. Bombarda. Non si ferma. E’ qualcosa di atroce da vedere la sofferenza del singolo. D’altro canto senza la resa e il crollo del potere di Hamas, la restituzione dei sondaggi, Israele non può fermarsi e i palestinesi che chiedono il cessate il fuoco sono ancora una volta ostaggi di Hamas.
Che disastro!
Non sono le telefonate finte il problema
Mentre abbiamo passato giorni a divertirci o preoccuparci (più comprensibile la prima opzione ma forse sarebbe più opportuna la seconda) riguardando il video della telefonata tra Giorgia Meloni e un sedicente presidente dell’Unione Africana impersonificato da un duo comico russo, è successa una cosa ben peggiore.
Con 12 abbondanti giorni di ritardo rispetto a quando il Governo aveva annunciato l’approvazione della legge di bilancio, il testo è arrivato ed è non emendabile. Siamo cioè alla situazione in cui il Governo dice in maniera plateale al Parlamento ciò che in passato ha detto nei fatti, ma mantenendo una facciata più istituzionale a parole.
Caro Parlamento, non conti più nulla.
Questa è una cosa molto grave naturalmente. Lo è perché si altera il bilanciamento fra i poteri dello Stato, perché non si ascoltano le opposizioni e perché non si permette ai corpi intermedi (quelli poi sbandierati come ancora di salvataggio per la democrazia) di partecipare contribuendo al percorso legislativo.
Lo schema diventa quindi il seguente: io che sono il Governo, e che ho una posizione di forza rispetti ai giornali, faccio uscire una serie di bozze del testo. Raccolgo input, lavoro alle posizioni per far digerire questa o quella difficoltà, insceno un finto (assurdo) dialogo con altri partiti della maggioranza, e poi pubblico il testo finale.
Non dovrebbe funzionare così. Non può e non deve funzionare così.
Non bastasse questo, il Governo e la maggioranza sbandierano misure nei talk show. Addirittura il Presidente della Commissione Finanze ha detto che il passaggio della cedolare secca dal 21% al 26% è… una riduzione di tasse. Siamo chiaramente al liberi tutti. A un INACCETTABILE liberi tutti. Questa considerazione è il motore primo di NOS, il motivo stesso per cui esiste.
Per questo con NOS stiamo seguendo sui social e con il podcast le evoluzioni acrobatiche di maggioranza e opposizione ricordando però una cosa semplice: la priorità è la migliore allocazione delle risorse (pochissime) a disposizione. Quindi, come sempre, metodo prima di tutto, grazie!
Non vogliamo fare i guastafeste o i distruttori ad ogni costo, ma la legge di bilancio è fumosa, poco chiara negli obiettivi e con poca visione. Molte delle misure non sono strutturali ma sono per un anno, limitate nel tempo e incapaci quindi di generare davvero una spinta alla crescita, pensiamo ad esempio al risparmio davvero contenuto per alcuni lavoratori sulla tassazione IRPEF.
Siamo al solito cherry picking di misure microscopiche da cui è impossibile far emergere un disegno coerente, con relativa accountability su scelta politiche, priorità, vincitori e vinti. E quindi non solo non conosciamo l'entità delle tasse che versiamo a causa della complessità del sistema fiscale, ma ignoriamo anche come lo Stato intenda impiegarle a causa della scarsa chiarezza sugli effetti delle misure contenute nella manovra.
L’Italia ha davanti a se uno scenario potenzialmente terribile fatto di crescita tornata a livelli da zerovirgola; inflazione; bassa produttività e inverno demografico. La politica però si comporta come quello che mentre cade nel vuoto dal 50esimo piano del palazzo, ad ogni piano che passa si ripete “fino a qui tutto bene, fino qui tutto bene” ed il problema, si sa, non è la caduta, ma l’atterraggio.
Avanti tutta
A
Ciao Alessandro, scrivo questo commento per avere un chiarimento più che una critica.
“Israele preme. Bombarda. Non si ferma. E’ qualcosa di atroce da vedere la sofferenza del singolo. D’altro canto senza la resa e il crollo del potere di Hamas, la restituzione dei sondaggi, Israele non può fermarsi e i palestinesi che chiedono il cessate il fuoco sono ancora una volta ostaggi di Hamas.”
Quando scrivi che “Israele non può fermarsi” cosa intendi? Non può fermare il genocidio? Non può rimodulare quello che sta facendo come oramai chiede chiunque e qualunque ente internazionale?
Citando testualmente il miglior politologo contemporaneo, Anton Ego: "Dopo aver letto tante sviolinate a proposito del vostro [Paese] (da sostituire, alla bisogna, con "Premier"), lo sa cosa vorrei tanto? Un po’ di PROSPETTIVA… ecco gradirei della prospettiva… fresca, chiara e ben condita. Mi può consigliare un buon vino da poterci abbinare?”