Ciao! Spero che chi legge questa mail stia arrivando al fine settimana entusiasta tanto quanto lo siamo noi da queste parti. Abbiamo confermato la location e pressochè chiuso il programma del primo evento a Napoli. 7 ottobre. Foqus, quartieri spagnoli, un posto che mi fu fatto scoprire ai tempi di Will da una persona straordinaria e dove - pur combattendo la mia proverbiale sonnolenza dopo le 22 - abbiamo visto la finale degli Europei vinta dall’Italia.
Sarà una giornata intera aperta dalla lettura condivisa dei giornali con una star dei tempi moderni - diciamo cosi 😉 - seguita da una serie di chiacchierate di alto profilo in mattinata con sportivi, YouTuber, opinion leaders e molto altro. Nel pomeriggio invece ci dedicheremo ad un esercizio di democrazia deliberativa come quello che abbiamo già ricordato in questa newsletter, chiamato America in One Room della fondazione Helena.
Chiudiamo con il resoconto di quanto successo nelle aree tematiche e un DjSet perché, come ci è capitato di discutere insieme ad alcuni di voi sul mio profilo Instagram, credo che questo genere di momenti debbano diventare attrattivi anche per i meno habitué. Lo sforzo sta in chi comunica, non di chi riceve il messaggio, io credo. E comunque a little party never killed nobody.
Mario, oh Mario
Vi sarà capitato di vedere la notizia e qualche - pochi per la verità - commento sullo State of the Union, nome americanato che usiamo per il discorso annuale del Presidente della Commissione. Ultimo per la Presidente Ursula Von Der Leyen. Un po’ carrellata di risultati raggiunti. Un po’ rilancio su cose da fare. Abbastanza normale che sia cosi. Ben organizzato per priorità e sfide globali.
Ci sono alcune cose che mi hanno colpito però:
Ursula Von Der Leyen è dei Popolari. Per capirci, in Italia è Forza Italia. La distanza è siderale rispetto ai temi che invece le forze nazionali considerano prioritari o che quantomeno comunicano come tali.
Fare oggi, preparare il domani. La scala del continente permette/obbliga a pensare in termini strategici e di lungo periodo. Parla di confronto con Cina e di sfide globali. (Non cita praticamente mai gli Stati Uniti invece, curioso). C’è un “ma”. Il “ma” è che neppure a questo livello, in un mondo cosi veloce, complesso e connesso, la leadership è in grado di decidere cosa fare senza interferenze.
Da subito in apertura la Presidente ricorda che rispetto al 2019, quando la sua Commissione si è insediata e lei ha presentato il suo programma, il presente è stato attraversato da una pandemia, una guerra sul suolo europeo e la conseguente crisi energetica (aggiungo io quest’ultimo).
L’orgoglio della gestione della crisi che ha velocizzato l’integrazione. La pandemia, dopo i primi momenti di difficoltà e disorganizzazione, ha trovato una risposta comunitaria. Il Next Generation EU (Il PNRR come lo chiamiamo in modo meno romantico qui) e gli investimenti. La risposta ferma e unica all’invasione russa in Ucraina.
Jean Monnet insegna: L’Europa sembra proprio essere forgiata nelle crisi e somma delle soluzioni adottate per uscirne.
Se lo abbiamo fatto ieri, possiamo farlo domani, dice la Presidente. Non solo, se lo abbiamo fatto con 27 paesi (sottinteso, siam tanti) lo possiamo fare in 30+ (l’obiettivo di allargamento dell’unione ulteriormente a Est).
Naturalmente anche la Presidente Von Der Leyen dimostra di leggere assiduamente le Friday’s Email. Dapprima parla delle nostre priorità come centrali per l’Unione in futuro, cambiamenti socio-demografici, tecnologici e climatici e poi invita Mario Draghi a un nuovo incarico sulla competitività dell’economia europea. Casualmente proprio una settimana dopo che questa newsletter è stata dedicata a Mario Draghi. Ursula, Ursula…. 😉
Archiviando (per sempre) lo sketch della gente famosa che legge questa newsletter, quali riflessioni ci restano?
In Italia abbiamo sprecato la crisi pandemica. Ci avevano promesso che ne saremmo usciti più green, piu digitali, più uniti e invece poco di tutto questo è successo.
Non è passato il concetto che - proprio come diceva anche il Presidente Draghi in passato - la speranza non è una strategia. Ricordate quando vedevamo le prime proiezioni della crescita dei contagi? Puntualmente venivano rispettate perché coi numeri è cosi. Con i piani inclinati è cosi. Difficile impedire alla pallina di correre sempre di piu su un piano inclinato con la sola speranza che questa rallenti. Tocca fare qualcosa perchè il piano si raddrizzi.
Non è neppure passato il modus operandi per cui chiediamo di conoscere i dati alla base delle decisioni prese. L’idea che sia necessario costruire strutture che possano arginare i macrotrend per evitare disastri, ottimizzare l’uso delle risorse e prepararci al futuro.
Ci siamo dimenticati di una cosa bella che avevamo riscoperto. Che i nostri ruoli sono fondamentali nella società. Che siamo connessi. Quando si doveva decidere quali attività tenere aperte e quali no, abbiamo scoperto che se consideravamo la panetteria un esercizio da tenere aperto, per farlo, serviva che qualcuno portasse la farina, che altri rifornissero i trasportatori etc.
un’occasione per ritrovare orgoglio nel lavoro di ognuno, ricreare fiducia nel tessuto sociale e rispetto fra tutti.
Gli slanci comunicativi non sono solo di queste parti. Siamo grandi fan (non acritici) del Presidente Draghi. Abbiamo sicuramente trovato - come molti di voi forse - stucchevole il lungo dibattito per l’appropriazione dell’Agenda Draghi in passato, ma è difficile pensare che un solo uomo possa salvarci sempre. Il lavoro di Draghi sarà senza dubbio di portata storica e la lettera all’Economist era solo l’inizio dell’esposizione di una visione di Unione, ma allora forse è il caso di sperare che sia proprio Draghi la guida della prossima Commissione. La speranza non sarà una strategia, ma è l’ultima a morire. Si sa!
Non c’è Friday’s email senza polemica anti-media
E quindi eccoci qui. Ieri mi è capitato di partecipare a una sorta di esercizio di media training, quelle cose che si fanno per prepararsi a una intervista. Non era proprio quello, ma simile. Chi mi faceva domande, mi ha sottoposto questi temi. Di fatto, non parafraso:
(intervistatore) .. donne e uomini, no?
(sandro) cosa?
(intervistatore) .. sai ci sono le diseguaglianze
(sandro) mi stai chiedendo se sono a favore delle diseguaglianze sul lavoro tra uomini e donne?
(intervistatore) ... mh, no chiaro. Vannacci invece?
(sandro) 🚀 Maria io esco 🚀
Ora, sicuramente sarò stato io poco divertente e non era un momento pubblico o finito, quanto più qualcosa di interlocutorio ecc, ma se la costruzione di un pensiero media è solo un elenco di polemiche alla ricerca di frasi incendiarie, l’orrenda spirale comunicativa e politica non potrà che farsi più asfissiante.
Priorità 0 è adottare nuovi schemi comunicativi. Radicalmente nuovi.
Avanti tutta!
Ale