Re: Comunicare bene, lo stai facendo male
Si comunicava meglio quando si comunicava peggio forse
Ciao! Altra settimana, altre polemiche. Il livello di nulla su cui stiamo atterrando è preoccupante. Ieri guardando questo video di Marjorie Taylor Greene mi ha preso lo sconforto e poi ho provato a riprendermi, chiedendo quali siano le difese sistemiche contro una comunicazione del genere.
Lei è una deputata trumpiana a cui viene chiesto cosa ne pensasse del fatto che con la pubblicazione delle chat private in cui sono stati condivisi i piani di guerra USA siano state messe a rischio delle vite umane, di americani per giunta. La risposta? Peggio dell’abbaiare della deputata di Fratelli d’Italia di qualche settimana fa, direi! La Greene infatti ha detto che non gliene fregava un 🍆 di cosa le chiedeva la giornalista perchè la giornalista era britannica e a lei dell’opinione dei britannici non frega nulla e la invitava a tornare al suo Paese.
Chi di voi si ricorda la Special Relationship di cui si parlava nel libro del Prof Di Nolfo per indicare l’alleanza USA-UK? Ecco, mi sa che qualcosina sta saltando.
Barlume di speranza è la voce fuoricampo di alcuni colleghi americani che dicono, “va beh, io sono americano, faccio io la domanda”. La risposta è un vagare che parte dall’abilità di Trump nel finire le guerre ai problemi di immigrazione in UK fino al fatto che se ci fosse ancora Biden sarebbero morti un sacco di americani in Ucraina.
Fossi Cruciani alla Zanzara, forse direi: “va beh, m’hai rotto, ciao ciao. Giu. Marjorie da Milledgeville, Georgia, m’hai rotto i cojioni. Ciao”
Naturalmente il problema è enorme. Io credo che usare Signal - la app su cui chattavano il vicepresidente Vance il segretario alla difesa etc - non sia manco una brutta idea. È end-to-end crypted per davvero. Signal non usa nessun dato delle conversazioni. Tecnologicamente è ottimo. Certo non è lo strumento su cui devono parlare di cose simili con le emoji alcuni tra gli uomini più potenti al mondo, con nessuna conoscenza del mondo, mentre definiscono gli Europei dei parassiti.
Cosa fare quindi quando ti trovi in un casino del genere, soprattutto quando tu, Trump and company, avete fatto per anni campagna contro la Clinton per aver usato un server esterno? Rilanci con un’altra cavolata a caso e cosi quella di prima, magari, va via da sola. In questo caso di specie, la cazzata è l’agenzia battuta circa la necessità di prendersi la Groenlandia da parte di Trump.
E l’Europa?
Beh, l’Europa sta giganteggiando al momento. Prima fa un piano che chiama ReArm. In un continente che ha vissuto la guerra mondiale, il suo strazio, che si porta dietro quella vergogna storica. Quindi si pente, e lo chiama Readiness 2030. Cioè in un mondo che va a 300km/h noi siamo pronti nel 2030 (che poi non so se ce la faremo nel 2030 ma a livello comunicativo mi pare peggio di prima).
Ma non basta! Che si fa? Facciamo un bel video scherzoso sul kit per le prime 72 ore di vita post attacco di un nemico non specificato. Russia? Abbiamo davvero sentore che siamo prossimi a un attacco russo? E la risposta è un video scherzoso su Instagram?
Io tutto sono tranne un bacchettone che dice che usare Instagram per comunicare sia sbagliato. Direi che i miei ultimi anni di vita professionale lo dimostrano, ma è davvero necessario fare un video del genere?
Per chi non lo ha visto, la commissaria europea gioca con l’idea del “cosa non può mancare nella mia borsetta” e tira fuori dell’acqua, medicine, cibo, una radio, del contante e persino un coltellino svizzero.
Io credo che il punto sia che abbiamo deciso che la comunicazione debba essere materia o di pazzi incendiari, del giullare matto del gruppo a cui affidare il compito di inventarne oggi una più grossa di quella di ieri, oppure dell’agenzia carina creativa il cui unico scopo è farsi inutili traduttori dei trend di Instagram senza saper mettere nulla in campo come contenuto.
È una dinamica che ho visto tante volte, nelle aziende e nella politica. La persona senior arriva sul set di una intervista o di un video da registrare, sorriso compiacente di chi sta facendo la cosa carina per l’amica della figlia - non una cosa strategica come la comunicazione. Frase tipica: “Dai, ditemi voi che siete giovani come facciamo. Magari un po’ più fresca. Ecco, un po’ più innovativa e catchy”. La risposta che arriva è peggio della richiesta, piena di frasi e buzzword a caso. Otto persone sul set, nessuno che ascolta cosa viene detto e che si domanda se ha senso non specificare a cosa reagiamo e se è davvero il caso di fare un video scherzoso (si scrive scherzoso, ma si legge cringe) su questo tema.
Risultato? Subappaltiamo la comunicazione e il framing di questioni che vanno dal cambiamento climatico alla capacità di reazione rapida e sopravvivenza dopo un attacco nemico sul territorio europeo, a gente che di queste cose non ha nemmeno la più pallida idea.
Output finale? Ciò che è successo alla sostenibilità o alla diversity&inclusion. Si svuotano, si radicalizzano, si stereotipizzano e quindi si aprono agli attacchi, insulti, scerno dei conservatori dello status quo e diventano ideologia vuota, lontana dai bisogni e quindi - in ultimo - abbandonati perchè radicali.
Come se ne esce? Riabbracciando la complessità. Capendo che oggi comunicare è fondamentale. Farlo bene è imprescindibile per chiunque sia in una posizione di leadership. Farlo:
con i partner di ieri (società di consulenza vecchie, polverose che si lanciano sui temi del cambiamento..)
con persone che hanno le competenze per fare campagne di marketing di prodotto e non per parlare di temi complessi
delegando il come pensando che il perchè basti
è la ricetta perfetta per produrre dei mostri.
Mancano le competenze perchè a formare le nuove leve sono ancora le professionalità di ieri, che si vantano in qualche modo di non conoscere il mondo di oggi. Con la stessa finta simpatia diciamo candidamente di non aver mai capito nulla a matematica, di non saper fare nulla di tecnologico e di non saper usare i social. Ma questo è inaccettabile.
Qui sotto lascio un grafico preso dalla newsletter
che la dice lunga sulla rilevanza - meglio la diffusione - del media tradizionale e del trend che segue. È rilevante ancora nell’oggi solo perché piu forte di ogni crisi c’è lo spirito di autoconservazione di una classe gerontocratica che si autotutela e rinchiude. Ma non ho mai sentito di civiltà autoasseragliatesi tra le mura cittadine che hanno prosperato a lungo…Come la matematica - almeno quella di base - è alla portata di chiunque si sforzi un minimo, cosi lo è la comunicazione. Ci sono poi i talenti veri, le persone carismatiche, capaci di appassionarci (e ne ho incontrate e invidiate tante capaci di comunicare in modi che io non saprò mai fare), ma un minimo di sforzo deve essere fatto da tutti.
Passata la sbornia su molti temi, è arrivata la doccia fredda del mattino trumpiano e molte aziende ora si stanno ritraendo o pensando di farlo. Io ovviamente penso che sia il momento di fermarsi e chiedersi: Come questa cosa è di impatto per noi come azienda per il business o per la capacità di attrarre talenti?
Chi sta facendo bene?
Chiudiamo in positivo, ma non con una novità. Su tutti c’è un signore che in questa fase sta dimostrando di saper comunicare con tempismo e forza. Quel signore è il Prof. Mario Draghi. Sa fare la frase per i giornali “abbiamo un mercato unico per i dentifrici ma non per l’AI” e sa comunicare in modo rapido e puntuale, su riarmo tedesco, pericolo russo, deriva americana.
Prendere appunti.
Avanti tutta!
A