Ciao! Periodo davvero eccitante con mille fronti aperti. Se tutto va bene, aka se riesco ad avere il visto/ESTA per partire, dal prossimo fine settimana sarò negli Stati Unti per una decina di giorni fino alle elezioni. Quindi se i) lavori in consolato e mi vuoi aiutare col visto o ii) vivi a New York/DC e vogliamo vederci, fatti sentire!
Al rientro dagli Stati Uniti (restiamo positivi!!) ci saranno molti appuntamenti. Oltre all’evento del 23-24 novembre annunciato al termine dell’ultimo evento di NOS, ci sarà un momento a cui tengo particolarmente insieme all’associazione ioCambio di Nicola Drago, con cui ho iniziato a collaborare esternamente da qualche settimana. Gli ospiti sono davvero incredibili da Linus a Giorgio Gori, da Pegah a Elsa Fornero. Parleremo del coraggio che serve per cambiare, del tempo che serve per fare le cose e di come questi due elementi siano assenti in una politica che temendo di non avere tempo si affanna a fare cose piccole piccole.
Ho incrociato molti di questi temi - coraggio, visione, partecipazione, tempo e accountability - in un intervento ieri pomeriggio in Feltrinelli, in occasione dei Transition Days. Si può ascoltare qui.
Gli ultimi mesi mi hanno messo davanti a molte sfide in ambiti molto diversi ma con un filo rosso rispetto al cambiamento e la leadership. Ho dato per scontato e banali cose che non erano o sono, ne l’una ne l’altra.
nuovi progetti, anche animati dalle migliori intenzioni, senza obiettivi chiari e KPI scritti sbandano continuamente creando un’entropia in costante crescita, enorme inefficienza e quindi frizioni.
La novità del “metodo NOS” quindi era davvero radicale e sono certo che continuerà anche dopo la mia decisione che ho annunciato a settembre di lasciare la guida di NOS (in continuità con quanto ho sempre detto)
la partecipazione giovanile ai temi pubblici, politici o civili in generale è difficilissima da tenere costante e alta. L’aver mobilitato cosi tante persone è un risultato che ho forse faticato a valutare per davvero nella sua portata.
Andate a un qualunque evento politico, presentazione di libri o simili, se non ci sono grandi nomi dei social (gli Oggiano o i Francesco Costa o le Cecilia Sala) l’età media sarà altissima! Non è solo un tema di “colpo d’occhio” ma anche la causa di dibattiti spesso ripetitivi, lontani dalla realtà e che danno per innovative cose che non lo sono o che invece partono da schemi mentali che pensavo largamente superati.
la propensione al rischio è (credo) a dei minimi di sempre. Una popolazione che invecchia, una gioventù con poca qualità nell’istruzione in media, bassi stipendi in larga parte e poca propensione a una sana competizione porta a una diffusa propensione a non prendere rischi, godere di rendite quanto possibile, aspettare, vedere, continuare nella tradizione, invecchiare precocemente insomma con metodi e approcci di ieri.
Vivo in una bolla fatta di giovani imprenditori e imprenditrici che si lanciano, si danno da fare e rischiano moltissimo ma cui sento troppo spesso poi chiedersi se ne vale la pena rispetto a un mondo là fuori fatto di rendite, di ingessamenti e lentezza.
Venerdi sera sono stato invitato a un momento in casa in cui la presentazione del mio libro era il pretesto per avviare un dialogo. Prima della presentazione ci siamo messi in cerchio e ognuno ha condiviso le proprie esperienze. Ero in sincero imbarazzo al termine del giro di presentazioni per le competenze, gli interessi, la vivacità intellettuale delle persone che avevo intorno e la sindrome dell’impostore si è rapidamente impossessata di me.
C’è una valanga di persone straordinarie la fuori. Non possiamo permetterci di perderle, di lasciare che si spengano, che perdano la voglia di rischiare, di mettersi in gioco, di perdere e di vincere di nuovo. Molti di questi sono stigmi culturali e poi temi economici. Possiamo lavorare su entrambi, con fatica, ma anche con determinazione, coraggio, tempo, visione e obiettivi chiari.
Avanti tutta!
A
Estrapolo queste tue parole: "...dibattiti spesso ripetitivi, lontani dalla realtà e che danno per innovative cose che non lo sono o che invece partono da schemi mentali che pensavo largamente superati." e le applico a una qualsiasi conversazione con trenta-quarantenni con cui mi capita di parlare qui in Campania.