Ciao! Questa settimana mi sono successe tre cose molto diverse ma che la mia mente si ostina a unire. Ho incontrato due miei idoli e sono diventato vecchio. (Se cliccate sulla mia impostatissima foto qui sotto, potete registrarvi all’evento di sabato e domenica a Milano)
You should never meet your heroes
O forse si?
Questa settimana, grazie ad uno dei miei amici di più vecchia data, ho avuto la possibilitàdi cenare con uno dei miei autori preferiti. Come spesso mi capita in questi contesti, ho parlato pochissimo e ascoltato invece con grande attenzione. La prima, immediata sensazione di lontananza da alcuni approcci al tema discusso e alla sostanza stesse delle argomentazioni, ha fatto poi spazio a un altro pensiero: l’importanza di comunicare con forza dei propri convincimenti e di saper cristallizzare anche cose che sembrano evidenti.
D’altronde non è ciò che fanno i più grandi cantautori o scrittori (appunto)? Vivere qualcosa e saperlo fotografare mentre noi tutti la viviamo e basta, incapaci di cristallizzare quel momento in parole e sentimenti. Quelle canzoni d’amore che sembra parlino proprio della nostra storia d’amore, della nostra delusione d’amore. Quelle immagini di ironia di Elio che descriveva la nostra feste delle medie o la nostra esperienza da Servi della Gleba.
Essere relatable, direbbero a Milano per sembrare più professional.
E relatable è stato anche Mario Draghi che ho sentito parlare qui a Milano questa settimana. È stato straordinario. Un’ora abbondante di chiacchierata con un uomo che ha fatto cose incredibili con una bravissima giornalista che ha saputo creare uno spazio in cui SuperMario era a suo agio e ha regalato qualche perla e qualche battuta.
Non ha offerto grandi retroscena e neppure nulla di straordinariamente nuovo rispetto alle cose scritte nel report, eppure sembrava di ascoltare le cose per la prima volta. Fra tutto, ciò che più mi ha emozionato, colpito e poi spronato è stata la chiarezza di pensiero. Draghi ha virtualmente preso il pubblico e lo ha accompagnato in un flusso logico apparentemente semplice lungo i tanti drammi della produttività europea. Un viaggio meraviglioso. Chiarissimo. Eravamo con lui.
Da ultimo, ho parlato io in prima persona, questa volta a una sorta di TED organizzato per giovani studenti del triennio di un liceo.
Mi sono sentito vecchio con la classica intro che avrei sempre rigettato da ascoltatore, ma se c’è un messaggio che spero sia passato è che non c’è (secondo me) nulla di più affascinante, figo, role model di qualcuno che sa tante cose e le racconta in maniera semplice.
Only the paranoids survive, dice il motto. Sicuramente only the interesting ones get points! Se solo potessi tornare indietro nella mia vita darei una smossa al me di 20 anni fa affinchè non perda tempo, perchè non perda di vista la bellezza del conoscere, del curiosare e del sapere comunicare con chiarezza di pensiero.
Senza chiarezza di pensiero non c’è possibilità che qualcuno supporti le nostre idee, progetti, ce li finanzi o si unisca alle nostre battaglie. E forse, è questa chiarezza che oggi manca alle leadership. A cena si è parlato di leadership, di relazioni, di comunicazione e io tornando a casa, nella nebbia, verso Rozzano ho pensato solo una cosa.
I rapporti ben riusciti sono come una danza: serve ritmo, competenza, ascolto, capacità di cambiare marcia, accelerare e rallentare, ma soprattutto capire quando supportare e guidare e quando farsi guidare e aiutare. È come jazz, come direbbe il mio amico Giacomo. Arrivato a casa poi mi sono accorto. Queste cose me le aveva insegnate il mio cavallo. È ora di tornare a montare.
Avanti tutta
A