Ciao! Grazie a chi si è già candidato come finance manager per altro con email bellissime <3. Continuate a scrivermi. È scattato qualcosa e mi è tornata una tale vena di comunicazione che ho già temi per le prossime 3 newsletter. Non succedeva da tempo. Scrivo le Friday’s email da quando è nata Will nel 2020 e quando me ne sono andato ne ho scritta una per ciascun componente del team e quelle che avevo inviato le volevo allegare al libro… cosa cui però ho rinunciato. Magari nel prossimo :)
Nel mentre, in FutureProofSociety mi sento ogni giorno un po’ come il ragazzo qui sotto ma teniamo botta. Ogni settimana facciamo passi da giganti, e in meno di tre mesi abbiamo già incontrato una settantina di aziende. Lezzzgoooo
Ho visto nei giorni scorsi il post del mio amico Dani Francescon su consulenti/manager ben pagati che si mettono a fare imprenditoria (discussione che ho trovato interessante) . Io credo che non sia solo un tema di accettare di tagliarsi lo stipendio (io sono passato - con dolore! - già due volte nella mia carriera da guadagnare 150k di RAL a zero e poi 15k e poi 30k e poi 150k e poi zero di nuovo) per inseguire un sogno o un’idea ma la cosa più complessa sia perdere uno status. Sembra banale ma molto (troppo) spesso nel corporate world il nostro biglietto da visita ci precede e un bel titolo altisonante, magari la possibilità di gestire budget di sponsorizzazioni, fare eventi con altri speaker cool o rilevanti, avere consulenti etc, sono motivi di affermazione che poi portano a fare post con tanti like su LinkedIn etc..
Trovarsi a zero, con gli occhi sbarrati degli interlocutori che non credono a quello che dici perché non esiste, perché non è manco chiaro ancora nella tua testa, il brusio dei tanti che sperano di vederti fallire perché dal trono di qualcosa di esistente e dato, ti daranno del pirla, QUELLI sono secondo me ostacoli ancora più imponenti rispetto alle scelte economiche. Purtroppo only time will tell come si dice.
Questo rende gli imprenditori necessariamente ottimisti.
Fine del sermone.
Ego contro ego
Quello che sta succedendo negli Stati Uniti è straordinario. Nel senso di fuori dal normale, per molti versi. Per altri invece è lezione 1 di comportamento umano. Nel libro "(meraviglioso) che sto leggendo (The Coming Wave) l’autore dice giustamente che l’innovazione deriva storicamente dall’azione di persone straordinariamente dotate e altrettanto ambiziose e competitive. Quest’ultimo aspetto è fondamentale. Il pensare di migliorare qualcosa di esistente o risolvere un problema che altri non hanno risolto ha una enorme componente di competitività e ambizione, oltre che genio, perseveranza etc etc…
Questo genere di persone però tende anche a esprimere questa competitività con l’affermazione di un ego. E se sono più d’uno nella stanza… beh diciamo che le cose si fanno interessanti.
Ecco negli Stati Uniti se ci fate caso è partito uno scontro fra poteri, azione-reazione-azione-reazione costante. Un tiro alla fune. Con un approccio machista alla politica come l’ha Trump, ovviamente, ad ogni strattone che riceve, lui strattona di più. Non c’è alcun pensiero di fondo, nessuna profondità. Azione-reazione.
Dire che a Gaza ci fa un fronte mare di pregio non ha senso. Ma se ti opponi, quello si impunta, strattona e la spara ancora più grossa. La folle concentrazione di capitali in corso rischia di rendere profezie che si autoavverano persino le strattonate piu assurde.
Non solo però. Ci sono altre due dinamiche in corso:
mortificazione di problemi (probabilmente) reali e che avrebbero meritato di essere trattati.. magari non con la motosega. Pensiamo all’utilizzo dei fondi per la cooperazione internazionale in giro per il mondo, pensiamo ad alcune agenzie delle Nazioni Unite. Una parte approccia i problemi con la motosega, l’altra reagisce con l’esposizione del martirio e un’auspicata beatificazione. Risultato? Polarizzazione, incomprensibilità della problematica e quindi una sua non soluzione.
Che mondo è un mondo in cui gli USA non sono promotori - anche con delle enormi inefficienze - di una visione del mondo stesso? Lo abbiamo mai vissuto quel mondo? È il mondo che vogliamo? Le dinamiche di Stati nazionali sovrani che si percepiscono o immaginano pari tra pari, permettono un mondo senza qualcuno che si fa carico di disegnarne un percorso?
ovviamente mi è evidente l’assurdità stridente di un mondo in cui l’America dice di volersi ritirare per farsi i fatti suoi ma allo stesso tempo pensa di comprarsi la Groenlandia e di costriuire Mar-A-Gaza…
guerra fra bande. Non vi sarà sfuggito il video di Steve Bannon, si proprio lui, l’ex super consigliere di Trump dire che l’oligarchia che sta nascendo in America distruggere gli Stati Uniti e il mondo. Non l’ha detto quel pericoloso bolscevico di Bernie Sanders, ma Steve Bannon! Ora la domanda è: lo ha detto perché vero o perché è finito fuori dal cerchio magico? E il cerchio magico cosa farà di Bannon? Lo ridurrà nella dinamica mediatica dello sconfitto che rosica perché escluso dal cerchio magico e quindi ora strilla contro quella elite di cui era parte fino a poco tempo fa? Di certo lo combatterà.
Gli avversari (o ex avversari) di Bannon cosa faranno? Lo riabilitano? È sufficiente essere nemico del mio nemico perché uno come Bannon torni tra “i buoni”
Sono tempi davvero affascinanti quanto spaventosi. Ciò che mi affascina di più però è che le stesse dinamiche ci sono anche nei nostri uffici, nelle nostre aziende, nei nostri mondi, nella nostra politica magari. Quotidianamente.
Siamo in grado di riconoscerli e mettere in piedi dei processi in grado di evitare queste storture?
Io, prima in Will poi in NOS e ora in FutureProofSociety ho sempre lottato contro la guerra degli ego e un processo che abbiamo costruito ad esempio era la predominanza del dato e degli obiettivi scritti a monte, per evitare la guerra fra bande e di ego a valle. È una piccola cosa, felice di conoscere le vostre di contromisure.
Avanti tutta
A