Ciao! Questa mail arriva forse nel momento in cui è atterrata anche la notizia della rottura della relazione fra Giorgia Meloni e il suo compagno. Dato che l’indebolimento pubblico di una figura politica attraverso fuorionda, indiscrezioni etc sulla vita privata è uno dei cardini del male dei media tradizionali che ci regalano (bontà loro!!) una politica priva di serietà e del fattore tempo, annientato da “emergenze” come questa, non commenterò in alcun modo la notizia.
La newsletter della settimana scorsa è stata piuttosto polarizzante nei feedback. Obiettivo è tornare alla linearità delle prime, che mi pareva fosse quello che aveva colpito di più chi mi aveva regalato la gioia di leggerle. In merito, alcune novità:
Da lunedì facciamo partire il podcast che avevo promesso ormai tempo fa, cosi sarà più facile seguire anche chi non ama la lettura della newsletter.
Nelle settimane successive poi faremo invece partire dei momenti simili alle earning calls per le aziende quotate con i loro investitori, quindi momenti aperti a tutti in cui racconteremo lo status dei lavori in NOS.
Una versione ristretta sarà sempre anche in chiusura di questa email
Tempo, spazio e percezione
Riflettevo su questa settimana. Su come sia volata per me e per il team di NOS, alla quantità di cose successe, costruite e quelle da costruire. Riflettevo all’importanza del nostro nuovo ufficio, anzitutto per me. Mi sento davvero in mezzo a qualcosa di unico, sensazione che avvertivo ma non cosi avvolgente, fino al momento dell’ingresso negli uffici. (non immaginatevi nulla di sfarzoso eh, anzi. Speriamo però di poterci organizzare una bevuta tutti insieme presto).
Mentre facevo questa riflessione sulla velocità del tempo e il senso di appartenenza ad uno spazio, mi sono distratto e ho aperto Instagram. È spuntata la chioma riccia e sempre più arruffata di Bisan (@wizard_bisan1) su Instagram. Vive a Gaza. È sfollata. È una blogger/filmaker. È piena di energia, almeno di solito. Seguendola in questi giorni ho visto - ovviamente - i suoi occhi prima riempirsi di una curiosità spaventata, poi di paura, orrore, rabbia, a un certo punto anche di puro smarrimento dopo l’ennesima notte insonne per i bombardamenti cosi vicini a lei e poi di nuovo di grinta per raccontare.
Spazio, tempo e percezione per lei hanno un significato tutto diverso probabilmente da quando è nata in quella che molti considerano la più grande prigione a cielo aperto del mondo, di certo un luogo dal quale uscire è difficile, far entrare gli strumenti per abilitare i sogni. In questi giorni però spazio, tempo e percezione per lei sono ancora ribaltati.
Quanto dura una notte passata sotto la pioggia, in un giaciglio di fortuna, sotto le bombe?
Quanto è lunga l’attesa di un generatore, di una batteria di auto che permetta di caricare il telefono e la videocamera, strumenti per fare il suo mestiere ma anche forse unico filo a una sorta di normalità ed espressione?
Cosa resta nel cuore di uno spazio che viene distrutto? Quale legame con uno spazio già conteso e oggi ridotto a macerie?
Ora, con tutto questo casino nella testa e nel cuore, immaginate come il mix possa influire sulla percezione di un qualcosa successo, alla meglio, a poche centinaia di metri da te (spazio), con un ossimoro di velocissimi update tra notizie, informazioni e rimbalzi tra la gente (tempo). Il resto del mondo però invece ha il dovere di prendersi il tempo per capire cosa è successo sul terreno e non rincorrere la percezione. L’opposto - ovviamente - è accaduto in occasione della notizia della bomba sganciata da Israele sull’ospedale che avrebbe fatto 500 persone e che invece - secondo ormai praticamente tutte le fonti - un razzo lanciato dalla Jihad palestinese e finito nel parcheggio dell’ospedale provocando decine di morti (anche una morte, ovviamente, è un fatto orrendo) e non le centinaia previste.
La fretta, il fiuto per la news (!?) hanno portato a generarsi manifestazioni in molti paesi arabi, colonne di persone verso le ambasciate occidentali etc. Irresponsabilità del media. Ok. Ma cosa resterà?
Davvero crediamo che ci sarà mai un tempo in cui quest’odio sarà cancellato anche in quel luogo e sarà diffusa la convinzione che la versione iniziale non è (con grande probabilità almeno) quella reale?
E quindi?
E quindi non ho idea di come finirà. Spero davvero che la devastazione, la morte, il dolore di entrambe le parti cessi quanto prima. È banale dirlo? Forse, ma umanamente non ci si può augurare altro. In termini politici è ragionevole aspettarsi che non succederà a brevissimo, o che forse un nuovo caso eclatante porti la comunità internazionale a intervenire con la forza che non sta mettendo in questa fase per chiedere in ogni modo un cessate il fuoco (gli USA hanno posto il veto nei giorni scorsi alle Nazioni Unite su una risoluzione che invitava al cessate il fuoco perché non era indicato il diritto di Israele a esistere).
La guerra è orrenda. Non ha senso se non per chi decide di farla. Gli altri sono tutti spettatori, qualche fortunato - come noi - spettatore lontano e passivo, altri invece sfortunate vittime per cui lo spazio diventa una trappola, il tempo si allunga e si accorcia ma ne toglie alla vita, alle ambizioni, alle gioie. Le immagini che vediamo sempre più abbondanti di morte, feriti, razzi e invasioni programmate non devono farci cambiare la percezione di ciò che vediamo: esseri umani la cui vita è spezzata, tormentata, per sempre segnata dall’odio di altri.
Da ultimo, il mestiere della politica dovrebbe essere quello di annullare le disparità causate dalla casualità dello spazio e del tempo nel quale ci troviamo a vivere, non acuirne le asperità. Ogni bambino dovrebbe nascere con la certezza anzitutto di pensiero di sapere di poter ambire a realizzare ogni proprio sogno e bisogno, qualunque questo sia, e non dovervi rinunciare per colpa del dove e del quando è venuto al mondo.
Update da NOS
Abbiamo un ufficio. Ne siamo felicissimi. E’ straordinario come un luogo possa aumentare il senso di appartenenza e quindi anche la produttività (oltre che il divertimento) di un gruppo di persone
Abbiamo un piano. Faremo un tour in Italia per tutto Novembre. Stiamo chiudendo le date per la logistica e poi le comunichiamo. Saranno incontri con la community nei territori e momenti per conoscere persone interessanti come ce ne sono la fuori, ma che da troppo tempo si sono allontanate dalla politica
Abbiamo un aperitivo a Roma. Martedi. Seguite il canale instagram di NOS per i dettagli se siete a Roma quel giorno. Li è nato il primo chapter (cosi autodefinitosi, definizione che personalmente adoro)
Abbiamo una serie di appuntamenti. Per le formalità in vista della costituzione dell’associazione e una serie di appuntamenti con tutto il mondo delle associazioni, della politica che si sta interessando a NOS. Bene, non cambiano le nostre priorità però, naturalmente.
Abbiamo alcune idee folli per raccontare in modo diverso il nostro programma. Non il solito manifesto verboso che non si legge nessuno. Siamo diversi e dobbiamo esserle soprattutto nel come facciamo le cose. La piattaforma - anche digitale - che NOS vuole essere, nascerà anche da questo primo esercizio sul nostro programma.
Abbiamo finalmente un team di 6 persone e 2 posizioni aperte. Le trovi su Linkedin.
Avanti tutta!
A
Accolgo favorevolmente l'introduzione del podcast!