Ciao! Oggi è sabato. Questo vuol dire due cose: che questa mail è in ritardo (scusate) e che il giorno in cui spendo una fortuna in giornali cartacei. Oggi ho comprato anche il Riformista, a nuova guida Velardi (Buon lavoro!).
Il Riformista di oggi è praticamente un monografico sulla composizione delle liste elettorali, sulla partecipazione della cosiddetta società civile, l’opportunità che questa ci sia e/o il contestuale fallimento della politica, costretta a nascondersi per farsi votare. Trovate anche riflessioni su metodi nuovi di fare politica. Su candidature lontane dalle leadership tradizionali. Trovate da ultimo una recensione di un libro (che ho già comprato e che non vedo l’ora di leggere) su un mondo sempre più conflittuale e in disordine (dalla recensione e dal titolo è evidente che strizzi l’occhio al World Order di Kissinger).
Bene.
Ma la domanda che mi assale da quando ho chiuso il giornale è: perchè non si è parlato di NOS?
Passato il primo momento mitomane, la domanda però rimane, in modalità più strutturata e strutturale, ma rimane. Come facciamo a far parlare di noi, NOS? Perchè non è evidente che una realtà come noi, nata da 8 mesi, che ogni sera aggrega 30-40-50 persone nei centri piu piccoli, 100-150 persone nelle città più grandi, senza una struttura solida, senza eletti o amministratori locali, con una proposta di leadership diversa sta rivoluzionando la politica?
Come possiamo cambiare questo disinteresse? E la risposta, la prima opzione che balena nella mente è: tocca spararla grossa. Tocca dire qualcosa di roboante, possibilmente non attinente alla realtà. Quello ci farà diventare famosi.
Ecco, statene pur certi, non lo faremo. Questo NO.
Repetition, repetition, repetition.
Avete presente quel meraviglioso video di Steve Ballmer che sudato fradicio (sono con te fratello!) ripete allo sfinimento, developers, developers, developers. Ecco, noi siamo quella roba li! Noi siamo in quella fase li, oggi.
Dobbiamo ripetere ossessivamente delle cose, in modo sempre più chiaro e sempre più vicino agli interessi di chi ci ascolta. Ieri sera, a un incontro di presentazione di un libro sulle campagne elettorali, mi sono scaldato su una questione: se una cosa è importante, per davvero, non può non essere interessante. Almeno in potenza lo è sicuramente. Sfida del politico e della comunicazione è farla diventare interessante anche in atto e non solo potenza. Ma se qualcosa è importante (il clima, il debito pubblico, la sanità etc) non può che essere anche interessante. Rilevante e quindi quotidiano.
A ottobre abbiamo lanciato a Napoli e ho chiuso con un discorso - che puoi trovare qui - in cui ho parlato di molti temi, delle nostre priorità da sempre:
equità
sostenibilità
budget/questioni economiche
cui oggi aggiungiamo anche - ovviamente - la necessità di rivedere il funzionamento dell’Unione Europea
Ho parlato di un mondo sempre più conflittuale, sempre più multiregionale, del bisogno di una voce europea in politica estera, di una revisione del ruolo europeo in termini di politica industriale e rilancio della produttività.
Abbiamo provato a chiarire da subito che la sfida delle europee è identitaria per un motivo fondamentale, che è poi, secondo me, tra le parole centrali del discorso di Mario Draghi. SCALA DIMENSIONALE
La scala minima in termini geopolitici è quella europea.
Scala minima in termini di difesa e strategia industriale per la difesa è quella europea.
Scala minima per investimenti in beni e infrastrutture pubbliche.
Davanti agli shock che hanno cambiato il mondo in cui l’Europa nuota, geopolitico/economico/energetico, dobbiamo comprendere che non possiamo che cercare (altra parola chiave di Draghi) RADICALITA’ in quello che proponiamo ma non come risultato della proposta, ma del metodo.
Non basta dire: obiettivo 300, perchè suona radicale (ma poi è infattibile). Bisogna cambiare il metodo, la consapevolezza che il mondo intorno a noi è cambiato.
Aggiornamento campagna: questa settimana siamo stati a Roma (140 persone), La Spezia (30 persone + cena straordinaria), Roma di nuovo, oggi Firenze e Livorno. Sono almeno altri 2000 persone potenziali che potete coinvolgere.
Rimanete aggiornati sulle prossime tappe e iscrivetevi all’evento di presentazione dei candidati della lista martedi a Milano. Se venite per NOS, scriveteci e vi regaliamo la maglietta in quell’occasione.
Avanti tutta!
A
Potresti provare i selfie coi gattini, chissà
Ciao Alessandro.
Prima di tutto, complimenti per il tuo impegno e la tua passione. Sono estimatore dell'idea nativa da cui ha preso forma NOS e ho anche partecipato ad un incontro in cui ti ho conosciuto. Apprezzo e condivido la tua caparbietà e la fiducia che riponi nella politica quale mezzo per cambiare la realtà esistente.
Vorrei però, con spirito costruttivo, osservare come la contesa elettorale cui NOS ha intenzione di partecipare si nutre di idee e posizionamenti politici, di posizioni, talvolta anche scomode e impopolari, che aiutano l'elettore a condividere o meno una proposta politica e ad orientare, di conseguenza, il suo voto.
Quello che ho notato, invece, è la dichiarazione di buoni propositi e anche la proposizione di un nuovo metodo - misurabile - di fare politica e l'ho condiviso ampiamente.
Ma le idee? Le proposte? Cosa si pensa del ruolo dell'Unione Europea nelle sfide che la coinvolgono? Nella competizione con i blocchi contrapposti a livello industriale e militare? Della legislazione talvolta populista sulla transizione energetica?
Nel Podcast che ascolto ogni giorno trovo quasi una rassegna stampa (offerta anche da altri autori e giornalisti), ma spesso non comprendo chiaramente NOS "da che parte sta".
Alla fine siete un partito e mi aspetto il vostro posizionamento.
L'orientamento al voto, dal mio umile punto di vista di elettore, passa tramite il giudizio di una proposta politica definita e distinguibile dalle altre concorrenti.
Il mio commento vuol essere assolutamente costruttivo. Spero di averlo correttamente trasferito.
Un grande in bocca al lupo!
Luca