Ciao! L’estate è sicuramente un momento splendido, ma io son contento che sia di nuovo settembre perchè il team che si sta via via formando, ha bisogno di trovare gli interlocutori pronti per mettere la marcia giusta e partire a bomba.
Fra poco piu di un mese faremo il nostro primo evento, a breve faremo partire la comunicazione di lancio e siamo elettrizzati ma, come dicevo nella seconda metà del 2019 quando stavamo costruendo quello che sarebbe diventato Will, un giorno mi sentivo Mark Zuckerberg e un giorno invece mi sentivo Billy McFarland, lo sciagurato fondatore del Fire Festival, un evento che si proponeva di essere la cosa piu cool del secolo e invece era soltanto una frode finita con i partecipanti a mangiare cibo freddo in tende mal montate su un’isola sperduta. Oggi quel rapporto è 2 giorni Billy, 1 Mark. Anzi 0,5 Mark. E allora, cosa ci tiene a galla?
Fare le cose che servono, non quelle più sexy
Nella fase di costruzione iniziale in cui tutto è sospeso (il logo, il nome, la location dell’evento, il canale social etc) in una condizione simile a quella del paradosso dei piatti rotti nella credenza, al tempo stesso integri perché incastrati ma rotti non appena apriremo lo sportello, personalmente trovo un appiglio nella programmazione.
E’ un sentimento che ho condiviso anche con alcune delle persone che si sono candidate alle posizioni aperte nel team e che in molti casi arrivavano da grandi aziende, da ruoli affianco a grandi CEO etc. Mi sono sentito quasi nudo, inadeguato, figurativamente girandomi verso i lavori in corso. Per un attimo son stato attraversato dall’idea di vendere più di quello che abbiamo al momento, di fare cose che potrebbero farci sembrare già pronti ma mi sono immediatamente fermato e sono corso alla programmazione. Quella fatta, quella da aggiustare e quella da fare.
Quando qualcuno ci guarda fare, quando anche solo sappiamo che una nostra conversazione è osservata da terzi tendiamo a concentrarci su di essi e perdere il focus di cosa stiamo facendo e del come farlo al meglio. Inutile dire, a questo punto, che è quello che vediamo quotidianamente nel dibattito politico.
Soluzioni che luccicano, dichiarazioni che infiammano e poi svaniscono.
Da bambino passavo spesso i pomeriggi di inverno davanti al camino provando a farlo funzionare. Ho imparato piuttosto in fretta che piantar dentro dei gran giornali e della gran diavolina era divertente perché faceva subito la fiamma, ma poi difficilmente da li nasceva un fuoco capace di scaldare l’ambiente e soprattutto che durasse nel tempo.
Taxi, son già spariti dal dibattito. Evidentemente siamo in attesa che qualche giornalista faccia la foto a Termini delle code per far ripartire 36 ore di scambi sul tema, nulla di più.
Salario Minimo, rimandato al CNEL (abile mossa politica, molto in linea alla nostra newsletter sulla regola #6 del rimando delle cose piu complesse pero) e oggi utilizzato solo come espressione di una coalizione politica possibile, non oggetto di un dibattito serio sul merito (qualcuno ci ha provato, e a riguardo consiglio i podcast dell’Istituto Bruno Leoni e Don Chisciotte di Giannino/Carnevale Maffè)
Extraprofitti delle banche. Un dibattito praticamente conclusosi prima ancora di aver capito quando un profitto è extra, ma in tempo perché la misura diventasse un anticipo di cassa delle banche al governo dato che la misura diventa un tax credit degli istituti (alcuni, non tutti).
Blocco del Traforo del Bianco, un tema enorme che passa inosservato. Anche senza il blocco temporaneo del Frejus. 19 anni di lavori di manutenzione con blocchi autunnali del traffico e un impatto potenziale straordinario sul PIL nazionale e regionale.
Mi sto sicuramente dimenticando le altre polemiche delle ultime settimane, in compenso siamo sballottati per giorni sulle frasi del compagno della Presidente del Consiglio, le frasi inutili del Gen. Vannacci e del suo attendismo in vista di una proposta politica che lo aggradi.
Ecco allora il primo appello del mese di settembre: torniamo a fare cose di base. Cose infrastrutturali. C’è stata una fase recente in cui questo è successo. La fase dei commissari per l’agenda digitale. Quello che si fece in quella fase fu rifiutare di inseguire azioni più facili da vendere - la creazione di app, siti web etc - e si costruirono le basi per un paese piu digitale:
anagrafe digitale
fatturazione elettronica
identità digitale
È l’idea di fare cose abilitanti, cioè in grado di sbloccare ulteriori applicazioni, servizi, possibilità. Non sarà una cosa sexy magari parlare di SPID ma è quello che permette di evitare code, semplificarci la vita come cittadini ecc.
Perchè in quella fase fummo capaci di lavorare cosi?
Semplice, perché la pubblica amministrazione e la politica si aprirono alle competenze esterne. La politica fu in grado - era il Renzi nel suo massimo splendore - di ricreare una fiducia nelle istituzioni e nel Paese al punto da convincere persone di primissimo livello come Diego Piacentini, all’epoca numero 2 di Jeff Bezos in Amazon, a tornare in Italia, a sua volta attirare talenti, creare un team dedicato al digitale e portare un metodo visto, testato, utilizzato in aziende di grande successo e che gestiscono con successo enormi complessità.
La politica di questo si deve occupare. Di dare struttura e ordine infrastrutturale e l’Italia oggi è un cantiere come una startup ai primi giorni, in cui sembra di dover fare tutto allo stesso momento. Come sempre:
Visione
Metodo, per tradurre la visione altrimenti destinata a rimanere un sogno
Risorse, che vuol dire disciplina nella spesa
Definizione degli obiettivi e Valutazione dei risultati
Altrimenti diventeremo come quei video sui social con l’hashtag foodporn: burrata ovunque, granella di pistacchio ovunque e poca sostanza. Quella non è cucina (come dice il Mori su TikTok) e questa di oggi non è politica. È forse tattica di autoconservazione di brevissimo respiro.
C’è bisogno di altro
Avanti tutta!
Ciao Alessandro,
quando si comincia per davvero? Fino ad ora ci sono state varie versioni del concetto "la politica deve cambiare; occorre metodo, serietà, impegno, piani a lungo termine". Bene, mi sembra che su questo siamo tutti d'accordo, almeno tutti quelli che leggono la newsletter e la commentano; la mia indole realizzatrice scalpita un po' a sentire solo dichiarazioni d'intenti e a non vedere chiodi e martello all'opera, forse perché i concetti che esprimi sono gli stessi che mi girano in testa da sempre. A quando l'azione? Spero presto.
PS
Una soluzione al dilemma di Schrödinger nella versione piatti c'è, basterebbe dotarsi di un tagliavetro e aprire la finestrella laterale della credenza salvando il servizio della nonna dalla catastrofe ;-)
Sempre lucido e al punto! Non solo avere un’agenda chiara aiuta a fare disciplina e focus, ma è anche il principale asset per una strategia di comunicazione e consenso verso il proprio lavoro, aiuta a distogliere da argomenti o pensieri poco utili (sia in ambito lavorativo sia, credo, in quello politico)