Ciao!
Devo dire la verità: non vedevo l’ora di scrivere questa nuova Friday’s email perché da venerdì scorso ad oggi, seppure siano passati solo 7 giorni, è successo di tutto e di più.
Non mi riferisco (alla pur rilevantisssssima) triste fine del mio telefono (e degli appunti senza backup) finito affogato in un sottopasso allagato causa bomba d’acqua a Milano (vittima indiretta del cambiamento climatico!?), quanto piuttosto ad alcune riflessioni sul dibattito pubblico in Italia e nella costruzione del mio nuovo progetto.
La fase di startup iniziale, di avvio vero e proprio devo confessare essere la mia preferita. Mi trovo a mio agio davanti alla lavagna bianca, almeno per due ordini di ragioni:
La prima: trovo entusiasmante la fase fondativa di una cosa nuova, perché scava dentro di noi alla ricerca di una sintesi che sia - a mio giudizio, senza pretesa che sia verità assoluta - anzitutto valoriale.
Perche lo faccio? Cosa vuol dire fare questa cosa? E se continuo il ragionamento, dove finisco? E questo cosa dice del progetto? E cosi via in una tana del bianconiglio dalla quale cerco di uscire con pochi punti cardinali valoriali e una unica slide dal titolo “What success looks like” cioè, se tutto va bene ( o quasi) cosa ci aspettiamo di vedere realizzato?
La seconda: perché mi costringe all’umiltà e alla condivisione. Dico a tutti cosa ho in mente, senza gelosia o paura. Poi ascolto e invito chi mi sta di fronte a distruggere la mia idea, cosi che ciò che resta ne esca rinforzato.
Qui la prima fase, quella valoriale, diventa fondamentale. Se non ci sono i punti cardinali chiari, i mille aggiustamenti in corsa rischierebbero di farci perdere la strada.
Perché tutto questo pilotto iniziale?
Ho fatto questo lungo prologo perché ho letto le vostre risposte alla domanda “Cosa non ti fa dormire la notte” , le ho categorizzate in un foglio excel, ed erano semplicemente ME-RA-VI-GLIO-SE ma anche spaventosamente lontane dal dibattito che abbiamo intorno a noi.
Fermiamoci a pensare: di cosa abbiamo discusso questa settimana? Di cosa si è discusso questa settimana sui giornali? E quale rilevanza - effettivamente - ha avuto nelle nostre vite e nella nostra volontà di vedere qualcosa cambiare?
La cosa più bella in assoluto, nel leggere le vostre risposte è stata la volontà di vedere condivisa una qualche forma di disegno di un mondo nuovo e delle misure sistemiche per raggiungerlo.
Chi chiede una politica industriale chiara, chi politiche forti per contrastare il cambiamento climatico e chi si chiede come potrà mai essere sopportabile il debito che abbiamo, in tanti avete rappresentato un bisogno di qualcosa di diverso, anzitutto NEL METODO.
Cosi arriviamo finalmente alla riflessione di oggi:
Quando ero in Will, ho sempre condiviso con il team la mia paura rispetto al rischio di camminare guardandosi solo la punta delle scarpe per poi un giorno alzare le sguardo e chiedersi, come siamo arrivati fin qui?
Perché non avviene questo cambiamento nel dibattito pubblico? Credo per tre ragioni:
Prevale la voglia di polemizzare. Lo schema per chiunque voglia far parte della scena pubblica è semplice: semplifico, magari estremizzo, dico cose che non piaceranno, quindi qualcuno mi risponde. Controrispondo, e tutto questo diventa materiale per il mondo dei media. Magari una metaforica lotta nel fango… Tanto semplice quanto triste, a mio parere.
Si aggiunga poi l’incapacità di analizzare i macrotrend che viviamo per quelli che sono (profondi ed ineludibili cambiamenti di lungo corso), preferendo provare a gestirli in una logica di vantaggio di brevissimo termine in cui la priorità è prevalere sul competitor politico, ed il cocktail micidiale è servito. Volete un esempio? Prendete il dibattito sui social media, fake news etc. Democratici e Conservatori in USA, destra e sinistra in Italia, tutti si sentono esclusi e silenziati, quindi la soluzione è impedire che i social siano al servizio del mio avversario politico. Ma questo discorso distoglie dalla enorme complessità della materia, la cui prima risposta potrebbe essere quella di avere maggiori competenze digitali…
Infinita ripetizione di schemi mentali di chi è oggi, era ieri, e - ahinoi - di chi vorrà essere domani nell’arena pubblica. Tutti insieme applicano schemi mentali uguali. I giovani, quelli esterni di qualunque età guardano a chi è già nell’arena e pensano che emulare parole, costumi, schemi di ragionamento sia premiante per una partecipazione.
Tutto questo ci blocca, anestetizzando ogni possibile stimolo di innovazione esterno. Lo vedo io stesso in questi giorni nei miei incontri o nelle voci di corridoio che si susseguono, nel tentativo di etichettare, incasellare, ricondurre all’esistente. Per innovare, non serve/non basta un dato anagrafico, ma anzitutto nuovi schemi di ragionamento, pianificazione, misurazione.
Cultura. Ed eccoci tornare all’inizio di questa mail. La cultura aziendale, la cultura di una associazione, di un partito ne sono l’identità. La mission, i values se volete essere più cool. I punti cardinali, quelli con cui abbiamo aperto.
Qual è l’incentivo esplicito o meno, che spinge la crescita all’interno delle organizzazioni esistenti oggi? La fedeltà? La capacità aggregativa? La capacità polemica? Come misuriamo e come si misurano le azioni, le parole, le decisioni all’interno delle organizzazioni esistenti oggi?
Prima della domanda della settimana, grazie davvero a chi ha partecipato al primo (sgangherato) aperitivo a Roma. Da metà settimana prossima parto per un piccolo giro in Italia (il mio cane, Wolf, mi ha chiesto di andare in vacanza ed io eseguo). Se volete farvi offrire una birra o un aperitivo, scrivetemi! Da settembre, invece, partiranno i primi appuntamenti davvero davvero grossi. Restate sintonizzati
Qual è il tema più difficile da trattare a pranzo la domenica in famiglia? E perché?
Onwards!
Equità intergenerazionale, o meglio la sua mancanza.
Non viene compreso appieno quanto sia cambiato il mondo intorno a noi (mondo del lavoro e società nel suo insieme) e si tendono ad usare le stesse "classificazioni" che valevano in passato applicate alle tappe di vita di un ragazzo di 20 anni. Di conseguenza, provare a spiegare questi cambiamenti diventa complesso perché l'idea di fondo è che siano i giovani a non voler costruire nulla (una carriera, una famiglia, una casa, ecc). La verità è che è diventato tutto molto più complicato e sarebbe bello farlo capire senza preconcetti
Parità di genere e salute psicologica. Il primo è un tema di estrema difficoltà da toccare quando i maschilisti sono al tavolo. Il secondo è ancora un tabù nel clima di molte famiglie.