Re: le startup stanno uccidendo la mia carriera
Meno di 30 giorni all'evento più figo del secolo in tutto l'universo foreverest!
Ciao! Scrivo da un aereo direzione Istanbul. No, non ci vado per farmi un bel caschetto con copiosa frangetta ma per guidare per la prima volta un workshop su Foresight strategico. Abbastanza emozionante.
Mo tocca arrivarci, dato che l’aereo è bloccato perchè una signora ha deciso che, mentre eravamo sulla pista in fase di rullaggio, fosse una buona idea acendere dall’aereo. Ora la dinamica è quella tipica dell’asimmetria informativa di base… cosa sa lei che noi non sappiamo? Speriamo nulla. Ci sono già altri che vorrebbero scendere. Magari conviene. Insomma: sembra di stare sull’aereo delle tariffe di Trump. Conviene stare fermi o scendere dal carro e fare un bel deal come gli UK? Ve lo dico all’atterraggio.
Le startup stanno uccidendo la mia carriera
Nei giorni scorsi, il mai banale-mio-guru-forever-delle-newsletter
ha scritto nella sua sempre bellissima newsletter che non bisogna scrivere i pensierini. È una cosa giusta e ancora di più lo era la motivazione: ognuno ha talmente tanti guai nella vita, che ci manca solo la sbrodolata di pensierini in disordine. Dopo il primo istante di totale accordo, mi sono reso conto che è esattamente quello che fa questa newsletter, da quasi due anni ormai. Ops! Forse è per questo che ogni volta che gli chiedo consiglio sulla newsletter mi dice: “non voglio fare il rompi coglioni, però che vuoi dire!?”. Risultato solito - la newsletter non esce :)Se non siete ancora registrati all’evento de l’Aquila del 5-7 giugno, fatelo ora cliccando sull'immagine qui sopra, perché iniziamo ad essere vicini alla capienza di molte location. Venghino siorri, Venghino!
Questa newsletter non è una newsletter di settore. È nata come versione pubblica di quella che ho mandato per quasi 3 anni al team di Will. Poi si è trasformata in una newsletter a metà fra leadership e politica, poi tanta politica, ora torna dove era.
Un reminder a cercare di alzare il naso quante più volte possibili durante la giornata, farsi ispirare ma anche fermarsi e interrogarsi sulle macroforze che agiscono su di noi.
Questa settimana avevo deciso già di dedicarla a questo pensiero, poi mercoledi a Roma mi si è avvicinato un giovane ragazzo, iperattivo fra 300 progetti che dal nulla mi chiede domande difficilissime sulla leadership e allora ho deciso di rifletterci di più.
Prima di finirci quasi per caso nel mondo delle scale-up/startup etc, non ne conoscevo neppure l’esistenza. Il caso mi ha fatto trovare in mezzo a una serie di condizioni che permettevano grande autonomia (i country managers, le figure decisionali, erano pressochè imprenditori all’interno di strutture americane che crescevano velocissime e non avevano tempo ne conoscenze per strutturarsi), grandi guadagni potenziali (se entravi al momento giusto con un buon pacchetto di stock option potevi comprarci una serie di case molto serenamente) e grande visibilità professionale.
Ho approfittato di due su tre di queste condizioni. Sono andato via da Airbnb dopo meno di due anni, perdendo così gran parte del potenziale guadagno (le azioni “maturano” spesso su cicli di 4 anni, se vai via prima perdi tutto. Sono piani di retention). Peggio ancora da Lime dove sono stato solo 12 mesi e un giorno (le azioni hanno maturazioni annuali in quei cicli da 4).
La velocità di quel mondo però mi affascinava troppo e quindi poi fondare Will è stato QUASI naturale.
Will, Nos e ora FPS sono per me tutte la stessa cosa in termini di sforzi, difficoltà etc. Sono anche tutte in grande continuità di approcci, temi, persone, ambiti. Questo ha portato a una serie di condizioni in cui ora mi trovo:
non ho capi da cui imparare
ripeto spesso ciò che ho già fatto in passato
devo cercare proattivamente cose da copiare da altri imprenditori per vedere nuove dinamiche, idee, modi di organizzare i team etc se voglio cercare stimoli nuovi
In più, una startup è come un neonato o una piantina appena messa nel terreno. Almeno nel mio modo di approcciarla, ha bisogno di cure 24/7. Ci ho rimesso 4 relazioni sentimentali. Alcune di queste molto importanti.
Ci ho perso soldi (con Will ne ho guadagnati anche ma con Nos persi, con stipendi che fanno su giu).
Ci ho perso in salute perchè non funziona niente, è tutto a caso, disordinato e passi le giornate a cercare di far sparire lo scetticismo negli occhi dell’interlocutore che hai davanti (settimana scorsa ho passato un meeting intero con una dei due interlocutori che mi guardava quasi con sdegno per il mio look - oggettivamente - troppo informale).
Non ho imparato le competenze necessarie per navigare nei meandri della politica interna alle aziende (che si ritrovano poi in ogni organizzazione di esseri umani)
La verità pero, d’altra parte, è che mi sono divertito come un matto, ho fatto cose diverse, ho sfidato tantissime volte lo status quo e a volte anche un po’ la fortuna. Ho avuto idee e visioni che ho provato a tramutare in progetti condivisi. Ho avuto dei rush di adrenalina incredibile.
Insomma. Le startup forse hanno limitato la mia carriera, se quella che volevo fare era all’interno delle aziende per avere un ufficio piu grande, una pianta di ficus in piu etc. Hanno limitato i miei soldi, se quello che volevo era lo stipendio alto e i benefit pagati. Hanno limitato la mia forma fisica, se quello che volevo era una routine per allenarmi ogni giorno alal stessa ora. Ma la realtà è che, io - iper soggettivo quindi - non volevo quella roba li e ho solo seguito le mie inclinazioni. Quindi lamentarsi non serve e per non lamentarmi c’è solo un modo, ricordarsi perchè lo faccio.
Rispondo cosi alla domanda di Lorenzo, il ragazzo che mi è venuto a salutare all’evento del Foglio a Roma, facendomi le domande sulla leadership. Come al solito, per me è un tema di accountability trasparente.
Non c’è cosa più utile per un leader per affermarsi se non quella di dire cosa vuole ottenere prima di partire e poi farsi misurare sulla sua capacità o meno di farcela. È una ulteriore dose di rischio. Ma è - secondo me - la regola base del gioco.
Come spesso accade c’è un bilanciamento da trovare ed è la mia lotta di oggi: tra consolidamento e novità. Tra impegno e capacità di fare altro. Tra tempo dedicato oggi e orizzonte definito per chiudere il tour de force. Ma anche qui, forse, è solo un tema di accountability e per me tempo di capire quanto sono avanti o indietro rispetto a ciò che mi sono fissato.
Vorrei che questa newsletter non fossero solo pensierini in uno sfogatoio, ma magari l’avvio di una discussione con chi vorrà (qui o in real life) sulla leadership, sul coraggio di partire e sfidare lo status quo, di lasciare il certo per l’incerto o di assaporare e gustare la stabilità e la possibilità di fare cose grandi in archi di tempo piu lunghi.
Insomma, il coraggio di essere noi stessi e di migliorarci pero ogni giorno in quel sottilissimo spazio che si crea li in mezzo.
Avanti tutta!
A
Ciao Alessandro, ormai ti seguo con costanza dopo aver assistito ad un tuo intervento in Assolombarda. Ciò che ho apprezzato allora e che apprezzo nei tuoi post linkedin e in questa newsletter è che questi "pensierini" sono totalmente scevri da fuffa e lezioni di vita; è come trovarsi al bar a bere una birra con un amico/collega che fa lo stesso tuo lavoro e che affronta le stesse tue situazioni. Anche io ho lasciato una grande multinazionale pharma per buttarmi sulla mia idea (poi sono diventate due). Soldi manco l'ombra, però va a finire che l'anno prossimo mi sposo. Forse ho sbagliato qualcosa?? :D a presto! Daniele Pili
Ciao Ale, Ormai ti seguo da anni - sono anche venuto ad alcuni incontri "politici" lo scorso anno - e l'unica cosa che riesco ad avere di te è profondissima stima.
Stima per la forza e la caparbietà (forse anche la forza economica che io non ho mai avuto) di rincorrere i tuoi obiettivi avendo la forza di uscire da un ambiente che ti stava risucchiando (la politica) e che ti avrebbe portato ad scontrarti contro la realtà bruciando te e la tua figura di persona di cui la nostra nazione ha bisogno.
Personalmente sono stato in un primo momento deluso dal tuo ritiro, ma, col senno di poi, posso dire che hai fatto la migliore scelta che potessi fare.
Ti stimo e vorrei avere il tuo stesso coraggio nel lasciare il certo per l'incerto.
Ciao