Ciao! No, non preoccupatevi non vi siete persi 5 puntate in cui ho presentato le regole da 1 a 5. E non ho nemmeno l’ardore o la faccia tosta di usare questa newsletter per dare delle regole. Si tratta semplicemente della regola numero 6 nel decalogo dei comandamenti del buon burocrate secondo il dott. Ciro Amendola, straordinario direttore della Gazzetta Ufficiale, personaggio del divertente romanzo scritto dal Prof. Alfonso Celotto, ormai qualche anno fa.
#6 Le pratiche più complesse non vanno lavorate.Vanno lasciate su un angolo della scrivania. Spesso dopo un paio di settimane si fanno da sole (cioè tutti se la dimenticano e il problema irrisolvibile si sgonfia da solo).
In queste settimane è stata rimandata la discussione sul voto ai fuori sede, sulla ratifica del Mes è stato fatto per mesi, e ora anche sul salario minimo. Esecuzione perfetta e quasi letteraria della regola numero 6.
L’attività parlamentare è molta, il numero dei parlamentari ridotto complica le cose, i fatti internazionali determinano stravolgimenti delle agende, [insert altre scuse che continuamente sentiamo], ed è vero, ma a mancare è la spiegazione delle scelte delle priorità. Perché ora no, e fra qualche mese si? È la trasparenza del metodo a generare fiducia, a mio giudizio naturalmente. Se non c’è la condivisione del metodo, del perché e poi una coerenza sulla decisione, allora è difficile davvero non credere che si stia solo cercando il momento in cui “le carte si faranno da sole”.
È il metodo, bellezza
Mi rendo conto che questa semi citazione sia molto più noiosa dell’originale, la storica frase appesa sui muri del comitato elettorale di Bill Clinton candidato alla Casa Bianca (It’s the economy, stupid!) ma credo moltissimo nel bisogno di un nuovo metodo, quello con cui lavoreremo a questa startup civica, a partire dalla fine di Agosto.
Ogni giorno, ovunque noi ci troviamo a lavorare, a portare il nostro contributo, facciamo delle cose molto semplici.
Analizziamo lo status quo (un dato che indica un problema o un’opportunità; il contesto intorno a noi; le nostre forze [risorse, tempo, attitudini])
Presentiamo una ambizione, una visione (considerata l’importanza della lettura, leggeremo più libri // Considerato il valore degli alberi, restauriamo questo giardino ecc)
Consideriamo le risorse (soldi, persone, tempo) per realizzare la nostra visione e approfittare dell’opportunità o risolvere il problema.
Decidiamo oggi cosa considereremo un successo domani. (vi prego di apprezzare lo sforzo di non usare subito l’inglesismo di What success looks like… ma questo è esattamente il titolo dell’ultima slide che dovremmo fare). Questa slide è fondamentale perché ci permette di:
chiarire l’arco temporale necessario per risolvere il problema attuale o sfruttare l’opportunità (se stiamo facendo la pizza diremo: tre 24 ore il nostro impasto…)
dirci oggi cosa vorremmo ottenere (il raddoppio dell’impasto). Perché è cosi importante? Beh, perché altrimenti il rischio è che qualora dopo 12 ore di lievitazione ci ritrovassimo davanti un ciambellone, potremmo giustificarci che è sempre stato il nostro dolce preferito. BENISSIMO! evviva il ciambellone, ma noi stavamo facendo una pizza. Quindi, non è quello che volevamo e questa sera a cena non sapremo cosa mangiare.
chiarisce a un esterno cosa stiamo facendo. se entra qualcuno in cucina e inizia a ravanare il nostro impasto, beh, avrà rovinato il lavoro. Se tutti vogliamo la pizza, se riconosciamo di aver bisogno della pizza, o anche solo valutiamo inutile disperdere le risorse messe nell’impasto, sappiamo che avremo bisogno ancora di qualche ora perché i lieviti facciano la loro magia. sono certo abbiate colto l’analogia con la politica che fa e che disfa…
Ricordate le video interviste che abbiamo fatto al tempo in cui ero ancora in Will durante la campagna elettorale ai leader politici candidati? Abbiamo dato loro 10 temi e gli abbiamo chiesto di metterli in ordine di (i) priorità, quindi per ognuno, abbiamo chiesto un (ii) dato (problema o opportunità) e una idea di (iii) policy da realizzare. Sono vecchio e con una mente banale, ripeto le stesse cose a oltranza.
Ma se pretendiamo che questo sia il metodo con cui le leadership nelle aziende, nelle istituzioni, associazioni età in cui lavoriamo ogni giorno ci dicano dove andiamo, perché, e come... perché non pretendiamo dall'amministrazione della cosa pubblica la stessa cosa?
Ci ho messo una vita a inserire questo video, ma credo che sia davvero identitaria per questa newsletter.
Il ministro Urso parla della “riforma” del settore dei taxi. Il video dura 3minuti e 25 secondi. Riforma del settore di una categoria che (e qui partiranno le minacce) è ostile al cambiamento al punto da aver provocato la caduta dell’ultimo governo. Risposta? Diamo più potere a quella categoria, dando un’altra licenza a quella stessa persona. Sto semplificando, ma non cadiamo molto lontano dalla realtà. Al netto di questo, farò un video nei prossimi giorni sulla legge 21/1992 di cui mi sono occupato - full disclosure - dal 2013 al 2016 come consulente per Uber, da qualche giorno dopo il loro disastroso atterraggio in Italia fino al momento in cui sono andato a lavorare per Airbnb a gennaio 2016, appunto.
Analizziamo il video
Di 3minuti e 25, la proposta per risolvere il problema principale, cioè che è impossibile prendere un taxi nelle città italiane, occupa pochissimi secondi. Il centro è questa doppia licenza. Punto.
La seconda proposta, gli incentivi per il parco auto elettrico, non risolve assolutamente la questione, cioè che non ci sono taxi. Tralasciamo per un momento che in questo contesto le auto elettriche fanno bene all’ambiente, mentre in altri momenti di dibattito pubblico, non sono di alcun valore per il conteggio complessivo delle emissioni
Si parla poi a lungo di turismo, del fatto che “ci meritiamo” di essere il Paese con il maggior numero di turisti in Europa. Di Giubileo millenario, di Expo. Naturalmente il boom dei turisti sarà poi usato al contrario per dire che le città sono al collasso e c’è overtourism. Tutto con gli stessi dati.
Il giornalista che da fuori campo fa una domanda, dice “i tassinari” (i tassinari!!!!?? ma dove siamo, al bar?!) si lamentano. Farete qualcosa pure per le altre aziende….il problema… si insomma per Uber? Ma Uber è una piattaforma. Non è disciplinata dalla legge. Uber (dove oggi ci sono anche i taxi proprio della compagnia di Lorenzo Bittarelli che è tra i leader delle associazioni di categoria) è uno strumento tecnologico. Il “confronto” è fra taxi e NCC, noleggio con conducente (le macchine nere con autista). Due mestieri che - a causa della tecnologica - si stanno assomigliando sempre di più in molti aspetti. È la comunicazione fatta cosi a generare risposte e dibattiti fuorvianti.
Risposta del Ministro Urso. Siamo contro le Multinazionali e favoriamo chi opera in Italia. E qui, il punto 4 è fondamentale. Tralasciamo per il momento che Uber opera in Italia, se è attivo qui. E che gli NCC che usano la piattaforma sono in italia con autorizzazioni (non licenze) italiane. Ma poi, perché dovremmo contrastare le multinazionali? A prescindere? E proprio dal ministero che si è sempre occupato anche dell’attrazione di importanti investimenti esteri? (Uber non porta certo investimenti ingenti, sia chiaro, qui ci riferiamo all’avversità alle multinazionali in generale).
Fine dello sfogo. Che non è contro il Governo o il Ministro Urso. Non ho un interesse di questo tipo. Mi chiedo solo se - con un profondo cambio di metodo - non potremmo evitare di trovarci, nel giro di 15 giorni scarsi a vedere:
Il presidente del Consiglio andare negli Stati Uniti, avere una visita sicuramente di successo, promettere di essere il posto giusto per gli investimenti esteri
Il ministro dello stesso Governo che dice di contrastare le multinazionali (io penso di sapere che il Ministro Urso non intende contrastare le multinazionali in generale, ma allora perché dirlo in questo caso? perché utile per parlare alla categoria….)
Una forza di maggioranza del Governo abolire insieme al Governo una misura (il reddito di cittadinanza) creata soli 4 anni fa, da un Governo da essa stessa co-guidato.
Una infrastruttura, il ponte sullo stretto di Messina, che nel corso degli anni - almeno da che io sono al mondo direi - è stata osteggiata e sostenuta da tutte le forze politiche e che di nuovo in queste ore invece è meravigliosa per alcuni e fuori dal tempo per altri.
Lo ripeto. Cambiare idea è legittimo. Sano. Gianfranco Rotondi, storico esponente della DC diceva che “le parole in politica valgono solo quando sono dette”. Per i taxi, per i ponti, per le multinazionali, però, forse sarebbe utile dire:
dove siamo, lo status quo
cosa vogliamo, che mondo sognamo
come lo raggiungiamo, le policy, il tempo e le risorse
quando potremo dire obiettivo raggiunto
Questo metodo ha anche un’ulteriore, ultima funzione. Capire quando è ora di smettere. Fare diversamente o fare altro. Perché anche per questa decisione ci vuole forza e bisogna mettere da parte l’ego.
Onwards!
A
Quello che non riesco davvero a capire è l'elevatissimo coefficiente di sopportazione che hanno gli italiani per il pressappochismo e la superficialità.
E più guardo l'Italia da fuori, con gli occhi degli altri, più non me ne capacito.
Vivo a Lisbona, dove i vari Uber / Bolt / etc. a basso costo rappresentano non solo un’alternativa ai (limitati) mezzi pubblici, ma anche una fonte di reddito per lavoratori non specializzati. Immaginatevi la stessa cosa nelle nostre città del sud Italia. A volte non è necessario sognare, basta guardarsi intorno!