Ciao! Con fatica mi sto riprendendo da 24 ore sui media sballottato tra spasmodica attenzione al viaggio di Meloni tra masserie e Albania, la lettera di Lino Banfi e la corrida dei commenti delle diverse community sotto i post di Fanpage, Open, InfoDifesa (inter alia) dedicati alle farneticanti, razziste, affermazioni di un generale che credo fosse (con un’implicita idea di passato già, che è mia speranza di tutela dell’istituzione) tra i più titolati ufficiali in Italia, che ha comandato i reparti di massimo prestigio etc etc.
Non ho letto il libro che si è autoprodotto il generale (onestamente non ho manco intenzione di farlo in futuro), ma leggere i commenti nelle diverse community è davvero disorientante, nel senso che lascia la nausea tipo mal di mare. Si passa da teorie lombrosiane “basta guardarlo in faccia” a teorie sofisticate come “tutti i paracadutisti sono fascisti” o “l’esercito in questi casi premia i suoi gerarchi” [wtf] a ovviamente gli incitamenti “ha detto quello che pensiamo tutti” e infine l’immancabile “che fine ha fatto la libertà di parola?”. A I U T O !
L’Esercito e il Ministro Crosetto hanno detto che prenderanno provvedimenti. Speriamo siano commisurati alla gravità delle affermazioni. Di questo parliamo oggi, di quello che in inglese si dice walk your talk, mantenere la parola insomma.
Scommettiamo che…
Tra le cose che trovo più frustranti nel lavoro di ogni giorno e più respingenti nella politica, c’è sicuramente la terribile abitudine a perdersi il motivo per cui si è deciso di intraprendere una determinata azione o decisione.
L’ho già ripetuto più volte in questa newsletter parlando del metodo (che sono convinto dovrebbe essere la prima rivoluzione da compiere) e della necessità di una slide finale che dica “what success looks like”, cioè se tutto va bene, cosa succede fra 12-18-24 mesi in risposta alle risorse, azioni, persone, soldi che impieghiamo?
Ma lo è anche per i valori. Quante volte le aziende professano dei convincimenti e poi premiano direttamente o indirettamente altri comportamenti? Quante volte in politica vi è capitato ultimamente di sentire che c’era da sperare che questa o quell’altra forza non facessero quanto promesso in campagna elettorale, una volta arrivati al potere?
Prendiamo, ancora una volta, il tema dei taxi. Lo facciamo perchè credo che sia emblematica di molti problemi nostrani e scateni reazioni cosi forti per alcune ragioni specifiche:
È la resistenza di una parte contro una riforma per il bene collettivo
Ha una normativa illegibile (provate solo a contare i rinvii dell’entrata in vigore della modifica intervenuta nel 2008 e vi girerà la testa. Ogni sei mesi prima e ogni 12 poi, per diversi anni si è rinviato il giorno di entrata in vigore di una legge)
Ha il suo bagaglio di sanzioni europee (reali o minacciate, contenute e rimandate solo grazie ai continui rinvii)
Non c’è un disegno prospettico, neppure nelle proposte di legge delle forze di opposizione che non hanno il difficile compito di trovare il compromesso tra le parti
Chi rifiuta la riforma, tra gli altri, usa come messaggio quello per cui ottenere l’idoneità (non la licenza) è stata una pena dell’inferno in termini burocratici, e ora anche il prossimo che la vuole, deve fare altrettanta fatica, mica può cavarsela con un processo piu snello. (giammai!)
Io, con tutto me stesso, spero abbiate avuto di meglio da fare che leggere l’articolo 3 del Decreto legge che contiene le misure inserite dal Governo sul tema taxi, ma se invece lo avete fatto vi siete imbattuti in un testo:
Molto poco chiaro. Non è una novità, ovviamente. Ogni comma, ogni volta, ha cosi tanti rimandi che si perde il senso delle frasi
Temporaneo. Nelle more di una ricognizione. Quindi, aspettando di conoscere davvero come siam messi su un tema, andiamo con una misura intermedia.
Molto poco ambizioso. I comuni possono dare delle licenze temporanee che durano massimo 12 mesi, assegnarle solo a chi è già tassista che può quindi affittarla a terzi o usarla in proprio
Di compromesso e senza visione. Nel leggerlo è evidente che sia un tentativo di far qualcosa senza danneggiare troppo una categoria, ma dando l’impressione di avere fatto.
Le nuove licenze che i comuni principali possono emettere (massimo +20%) sono a titolo oneroso (cosi il valore di quella dei tassisti non cambia), il guadagno il comune lo rimette in un fondo per i tassisti al 100% (non come previsto dalla legge Bersani al 80%)
Un intero comma è destinato alle preferenziali (tema da sempre caro - anche giustamente - alla categoria)
Ed è qui che scatta il bisogno di chiedere alla politica che mantenga la parola, anzi, di scommettere su se stessa. Lo chiediamo ogni giorno alle leadership, lo chiediamo a noi stessi quando ci mettiamo in gioco, ma perchè non lo chiediamo al processo legislativo?
Un’idea rivoluzionaria? Inseriamo in ogni provvedimento, il risultato atteso e i dati. Rendiamolo obbligatorio magari nella relazione illustrativa o tecnica che lo accompagna.
Con un aumento delle licenze facoltativo e temporaneo (che quindi lascia i Comuni alla mercé delle proteste e che ragionevolmente non vorranno avere guai), un aumento possibile delle licenze del 20% cosa ci attendiamo che accada? Scriviamolo! Succede già in molto ambiti della nostra vita!
Esempio 1: Oggi è il 1 gennaio. Mi iscrivo in palestra. Mi impegno a mangiare solo una pizza al mese. Cosi facendo, se tutto va bene, conto di perdere 5kg entro il 1 giugno. Questo credo sia nella mia to do list dal 2010, ma l’amore per il lievito vince sempre…
Esempio 2: L’azienda ha un problema sui mercati esteri. Assumiamo una persona dedicata e investiamo in una tecnologia per il customer service estero. Cosi facendo entro 6 mesi dovremmo guadagnare il 30% rispetto alla nostra quota di mercato attuale.
Esempio 3: Oggi, 13 agosto, ci sono XX (ahime non lo sappiamo) corse non evase. Dando ai comuni la possibilità di aumentare del 20% le licenze (ma noi governo ci aspettiamo che lo facciano solo in xx), pensiamo che le code diminuiranno del xx.
Facile, no!? Come dice il Sindaco, uno di quei fenomeni sui social che individuano una qualunque città nel mondo solo da un frame di Google Street View.
Non facilissimo. Perchè poi bisognerebbe gestire l’evidenza di un mancato risultato. Ma di nuovo. Lo pretendiamo da noi stessi. Dai nostri consulenti o terapisti. Dai nostri leader o da noi è preteso dalle persone che gestiamo. E’ ora di chiederlo anche in politica.
Quali potrebbero essere gli effetti di questo nuovo modo di fare politica?
Chiarezza degli obiettivi di chi Governa e della visione piu ampia (esempio, sui taxi, è ovvio che una vera riforma deve considerare la visione che si ha di mobilità in città, cosa che allargherebbe davvero il mercato, togliendo il bisogno di compromessi. Quindi tassa per accesso ai centri città, regole per l’accesso dei veicoli privati, nuova viabilità e preferenziali etc)
Diminuzione delle polemiche per partito preso di chi è minoranza. (credi davvero tu opposizione che il Governo sbagli o lo dici per far rumore e basta? Sei pronta a scommettere che non raggiungerà quegli obiettivi che si prefigge? Se al contrario gli obiettivi saranno poco ambiziosi, saranno gli elettori a penalizzare la forza di governo)
Collegamento fra operato e rielezioni. La tecnologia oggi ci darebbe modo di legare anche il raggiungimento di questi risultati (o l'aver vinto la scommessa dall’opposizione che il Governo avrebbe mancato quegli obiettivi) con le risorse pubbliche per il funzionamento della politica. Perchè una forza incapace di raggiungere risultati o che continuamente perde la scommessa su ciò che si realizzerà deve continuare a gestire la cosa pubblica, solo sfruttando la confusione mediatica che è in grado di generare?
La confusione che viviamo guardando alla politica in cui tutti ormai sono stati alleati di tutti, contrari a tutti, a favore di tutto e di tutti, forse si può risolvere anche legando azioni a risultati attesi scritti oggi e misurabili domani.
Un vero contratto con gli italiani. Non siglato a Porta a Porta, ma ogni volta nelle aule di rappresentanza democratica del popolo e in cui si esprime il potere legislativo.
Onwards!
Era il 2016 ed ero un dottorando presso la Scuola Superiore Sant'Anna a Pisa. Un giorno vennero Renzi (al tempo primo ministro) e Calenda (ministro dello sviluppo economico) a presentare il piano per l'industria 4.0.
Partì Renzi, con un monologo di mezz'ora in cui mi trovavo ad annuire a quello che diceva. Appena finito, mi resi conto di non aver più idea di cosa avesse detto: tante belle parole, pochissima sostanza.
A seguire, Calenda. Attaccò il portatile al proiettore e iniziò a parlare, accompagnato da slide. Un politico che presenta una riforma di legge accompagnato da slide con numeri, grafici, proiezioni, stime, risultati sperati e previsti: insomma, un sogno.
Quel giorno fui folgorato da Calenda. Racconto questa storia a chiunque abbia la pazienza di ascoltarmi, cercando di trasmettere l'emozione di vedere una proposta politica presentata in maniera quantitativa e oggettiva. Da quel giorno non riesco a smettere di pensare a quanto sarebbe bello che quella diventasse la norma.
Chiaramente non mi aspetto che venga applicata ad ogni singolo provvedimento, in quanto non tutti sono puramente oggettivi o possono essere racchiusi in grafici e numeri (vedi diritti civili), ma a tutti quelli riguardanti l'area economica, lavorativa e di sviluppo, sì!
Ciao Alessandro,
"Non ascoltate quello che dicono guardate quello che fanno" l'ha detto, credo, Jorge Luis Borges ma io l'ho imparata veramente dai miei figli. Niente come uno gnometto che dall'alto dei suoi quattro anni ti dice "Mamma non si dicono le parolacce" ti fa capire che l'importante è quello che fai.
L'idea di valutare l'operato dei politici su elementi quantitativi è affascinante ma mi domando quanti sarebbero disposti ad accettare la sfida, temo pochi.
L'altra domanda che mi faccio e che ti faccio è: "Quanti elettori vogliono davvero basare il loro voto su una valutazione del genere? Anche qui temo siano pochi; in parte perché in Italia esiste un serio problema di analfabetismo e quindi molti elettori vanno a votare basandosi su quello che sentono alla televisione (https://www.youtube.com/watch?v=w7D8MEsvh_E), l'intervista a Camilleri è di qualche anno fa ma la situazione non mi penso sia molto cambiata, in parte perché anche chi potrebbe fare una valutazione sceglie di utilizzare altri criteri: la fede politica, l'avversione per l'una o l'altra parte ...
federica