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Era il 2016 ed ero un dottorando presso la Scuola Superiore Sant'Anna a Pisa. Un giorno vennero Renzi (al tempo primo ministro) e Calenda (ministro dello sviluppo economico) a presentare il piano per l'industria 4.0.

Partì Renzi, con un monologo di mezz'ora in cui mi trovavo ad annuire a quello che diceva. Appena finito, mi resi conto di non aver più idea di cosa avesse detto: tante belle parole, pochissima sostanza.

A seguire, Calenda. Attaccò il portatile al proiettore e iniziò a parlare, accompagnato da slide. Un politico che presenta una riforma di legge accompagnato da slide con numeri, grafici, proiezioni, stime, risultati sperati e previsti: insomma, un sogno.

Quel giorno fui folgorato da Calenda. Racconto questa storia a chiunque abbia la pazienza di ascoltarmi, cercando di trasmettere l'emozione di vedere una proposta politica presentata in maniera quantitativa e oggettiva. Da quel giorno non riesco a smettere di pensare a quanto sarebbe bello che quella diventasse la norma.

Chiaramente non mi aspetto che venga applicata ad ogni singolo provvedimento, in quanto non tutti sono puramente oggettivi o possono essere racchiusi in grafici e numeri (vedi diritti civili), ma a tutti quelli riguardanti l'area economica, lavorativa e di sviluppo, sì!

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Ho apprezzato il tuo commento perché è quello che ho pensato di Calenda per anni, tant'è che mi sono impegnata localmente nel suo partito, fino a candidarmi alle scorse amministrative con il logo di Azione. Sono uscita da questa esperienza estremamente delusa, perché anche Calenda che per me era il primo politico con metodo (almeno per me che sono una millenial), però credo che ormai abbia perso anche lui la rotta. Alla fine come spesso succede a chi si mette a fare politica sembra la saga dell'ego e personalismi a discapito del bene più grande. Sto semplificando tantissimo, è un discorso molto complesso, però ecco per dire che anche chi parte con le migliori intenzioni e modi poi deve saperli portare avanti che è forse la cosa più difficile.

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Ciao Alessandro,

"Non ascoltate quello che dicono guardate quello che fanno" l'ha detto, credo, Jorge Luis Borges ma io l'ho imparata veramente dai miei figli. Niente come uno gnometto che dall'alto dei suoi quattro anni ti dice "Mamma non si dicono le parolacce" ti fa capire che l'importante è quello che fai.

L'idea di valutare l'operato dei politici su elementi quantitativi è affascinante ma mi domando quanti sarebbero disposti ad accettare la sfida, temo pochi.

L'altra domanda che mi faccio e che ti faccio è: "Quanti elettori vogliono davvero basare il loro voto su una valutazione del genere? Anche qui temo siano pochi; in parte perché in Italia esiste un serio problema di analfabetismo e quindi molti elettori vanno a votare basandosi su quello che sentono alla televisione (https://www.youtube.com/watch?v=w7D8MEsvh_E), l'intervista a Camilleri è di qualche anno fa ma la situazione non mi penso sia molto cambiata, in parte perché anche chi potrebbe fare una valutazione sceglie di utilizzare altri criteri: la fede politica, l'avversione per l'una o l'altra parte ...

federica

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È paradossale la totale assenza di metodo in un contesto nel quale qualunque azione (inclusa la non azione) nel breve ha effetti a lungo termine. Come spunto di riflessione mi collego ai bias citati da Kahneman (pensieri lenti e veloci), senza metodo la strategia è distorta da continui bias di conferma e ottimismo.

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I commenti da Cetto la qualunque (con tutto rispetto per il personaggio teatrale esilarante) riflettono - ahi noi - il livello medio di educazione della società.

Interessante il link con la questione Taxi. Deve esserci uno switch, approcciare ai problemi COLLETTIVI non con i sentimenti ma con METODO. Sempre che vogliamo competere come paese...

More to follow...

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