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ciao Alessandro, condivido una riflessione che ha fatto un sindaco molto bravo qualche giorno fa. "Le persone che si preoccupano per la fine del mese non si possono preoccupare per la fine del mondo." Parlavamo di clima e di "transizione giusta" nelle città. Il suo messaggio era: ci sono molte persone per cui il futuro non è una priorità, dato che tutto il loro spazio mentale è occupato da preoccupazioni molto più quotidiane, terrene, elementari. Questo ha una conseguenza. Anche quando c'è qualcuno in una posizione di responsabilità che pensa al futuro, ha presente una serie di scenari desiderabili, e lavora attivamente per raggiungerli (come ad esempio il sindaco molto bravo in questione), deve tener conto del fatto che non tutti hanno gli strumenti e il tempo di pensare al futuro allo stesso modo, e prendono decisioni e si formano opinioni sulla base di altre considerazioni e bisogni. Credo che riuscire a pensare al futuro pur continuandosi ad occupare del presente sia una capacità critica che si può sviluppare attivamente (e che ad esempio i media possono contribuire a sviluppare, aiutando le persone a mettere gli affari correnti in un contesto più ampio che guardi a quello che succederà o che potrebbe succedere, e alle sue conseguenze). Ma noto che è una sfida per tutti, indipendente dal grado diverso di ambizione o preparazione. A un sindaco chiedono molto più spesso di mantener pulite e sicure le strade che di preparare la città ad affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche del futuro. La tensione tra presente e futuro non è mai completamente risolta, e richiede lo sforzo quotidiano di "juggle" tra priorità in costante competizione tra di loro. Una cosa che cerco di ricordare a me stesso quando penso al futuro, è uno slogan dell'Università di Barcellona di anni fa, che è sempre rimasto con me, che tradotto in italiano più o meno diceva: "non preoccuparti per il tuo futuro, occupatene". Non mi sembra facile rimanere sani e ottimisti, ma forse è possibile? Sicuramente parlarne e confrontarsi aiuta. Buona fortuna per tutto!

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La Politica si occupa dei problemi quando davvero non c’è più tempo. Bisogna occuparsi delle questioni anche quando non sono ancora emergenze. Basta con la politica dei bonus, servono riforme strutturali.

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Bella newsletter, tra l'altro sulla Politica è anche fortemente dissonante, perché da un lato la Politica comunica "presto presto", ma in realtà nei fatti è lentissima. Ogni quanto si riuniscono consigli regionali e commissioni? Quanti consigli comunali saltano per le assenze? Quanto è gestita male l'agenda politica a ogni livello? E quindi è un presto presto che poi si arena nell'attesa

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Il vocale pare quasi voler mettere il pubblico e il privato su due piani diversi, ma non fa altro che attribuire ad entrambi le stesse problematiche: difficiltà nell'essere lungimiranti a causa della necessità di dare qualcosa in fretta agli stakeholders (che nel caso del pubblico, include i cittadini). A me sembra che il problema sia proprio sistemico, affligga entrambi i mondi con le stesse conseguenze e risieda almeno parziamente nel modo stesso in cui calcoliamo il successo e il valore, tipicamente con metriche puramente economiche. La differenza non trascurabile tra i due settori sta però nel fatto che il pubblico, con un'adeguata coordinazione di intenti, avrebbe potenzialmente la facoltà di cambiare le regole del sistema stesso, mentre il privato ne è prevelentemente assoggettato. A tal propostito, trovo interessante il disperato appello al settore pubblico per risolvere la crisi climatica che recita: "Capitalism won’t deliver the energy transition fast enough . . . ". Fonte? Il Financial Times.

Consiglio di leggere il paragrafo --> https://www.ft.com/content/86d71297-3f34-48f3-8f3f-28b7e8be03c6

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Il privato può condizionare il futuro? Sì, secondo me alcune Startup lo hanno fatto (vedi Uber, Airbnb, Amazon) cambiando il modo in cui viviamo al nostra quotidianità.

La critica fatta spesso è che non sempre (quasi mai) si pensa la business concentrandosi su quelle che sono le sfide importanti e urgenti della nostra società (cambiamento climatico, disuguaglianza sociale, ecc.).

Urgenti appunto, su alcune di queste abbiamo sempre meno tempo per risolverle.

C'è la possibilità di risolvere davvero problematiche sociali attraverso l'imprenditoria privata?

Questa è la mia domanda.

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Ho trovato molto interessante la tua riflessione.

Secondo il mio modo di vedere, la privatizzazione può essere una soluzione efficace ed efficiente per diversi motivi.

Le aziende private tendono a operare in modo più efficiente, cercando di ridurre i costi e massimizzare i profitti. Tra l’altro la competizione tra le imprese private promuove l'innovazione e la competitività, portando a migliori prodotti e servizi a beneficio di tutti i consumatori; di regola, infatti, il mercato abbraccia chiunque (o tende a). Inoltre, le aziende private sono finanziariamente responsabili e agili nel prendere decisioni, adattandosi più rapidamente ai cambiamenti del mercato, a differenza del settore pubblico, dove manca lo stimolo ad ambire a soluzioni alternative e migliorative, il più delle volte.

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Il bottone "Scrivimelo in privato" non mi manda da nessuna parte e immagino di non essere il solo, quindi incollo qui la mail a cui hai chiesto di scriverti: alessandro@helmconsulting.it :)

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Ciao Ale, sta iniziando ad essere una bella abitudine svegliarsi il venerdì e trovare la tua newsletter.

La politica e il futuro in Italia purtroppo non vanno a braccetto.

Non so se sia un problema di elettorato o un problema sistemico a livello politico.

Il fatto è che, come accennavi anche tu nella newsletter di oggi, il fare qualcosa per il futuro (non imminente) e non poter rivendicare la genitorialità da trasformare subito in consenso politico fa sì che ai politici non convenga proiettarsi verso il futuro.

Qualche anno fa avremmo detto "severo ma giusto", io dico triste ma vero.

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